Quest’anno la MLB Maria Livia Brunelli ha il piacere di presentare ad Arte Fiera a Bologna (3-5 febbraio 2023) uno stand monografico dedicato agli artisti Bertozzi & Casoni. Frutto di un lavoro meticoloso, un’installazione occupa quasi interamente lo stand e invita ad entrare, inoltrandosi nella penombra: una piccola architettura affiancata da bidoni di vernice aperti, un lavandino pieno di piatti di plastica sporchi, un barile di petrolio… Una piccola casa costruita affastellando lamiere colorate, un ricovero dove potersi rifugiare e sentirsi protetti, scaldati da una piccola luce, segno di vita e di salvezza, della circolarità della vita: luce e buio, vita e morte.

Tutto è realizzato interamente in ceramica, con la grande perizia tecnica che da sempre caratterizza le opere di Bertozzi & Casoni. Non si tratta di latta, plastica, metallo: dal più piccolo bullone alla forchetta usa e getta, ogni oggetto è stato realizzato con tale maestria in ceramica, e poi dipinto con tale accuratezza, da sembrare assolutamente vero. Un’installazione di grande potenza, dove il nostro quotidiano viene nobilitato dalla ceramica e sublimato attraverso un virtuosismo tecnico che ci fa riflettere oltre l’apparenza di ciò che stiamo guardando per farci tornare a quello stato di stupore infantile che crescendo abbiamo sempre più perduto.

L’installazione fa parte del nuovo format “Percorso”, un itinerario tra gli stand della Main Section di Arte Fiera (con qualche incursione nelle sezioni curate) basato su un criterio tematico: per questo primo anno, la ceramica.

Bertozzi & Casoni, dopo il grande apprezzamento a Venezia nella mostra “Mortalia Dement” organizzata dalla MLB in occasione della Biennale di Venezia nel 2019, hanno esposto nella sede della MLB a Ferrara nel 2109-2020 realizzando una serie di opere inedite ispirate a De Nittis in parallelo alla mostra dell’artista al Palazzo dei Diamanti. Il loro lavoro è stato definito “un’epopea del trash”, dove l’attrazione per quanto è caduco, transitorio, deperibile e in disfacimento, diventa icona della condizione umana. Hanno esposto alla Tate Liverpool, alla XIV Quadriennale di Roma, a Ca’ Pesaro, a All Visual Arts di Londra, alla Sperone Westwater di New York, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, al Musée des Beaux Arts di Ajaccio, a Palazzo Te a Mantova, al Mambo di Bologna; nel 2009 e nel 2011 i loro lavori sono stati esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, e nel 2017 si è inaugurato il Museo Bertozzi & Casoni presso la Cavallerizza Ducale di Sassuolo (Modena).

 

MLB Maria Livia Brunelli Gallery, stand B 23, Padiglione 25

SPECIAL PREVIEW RISERVATA A VIP GOLD E ALLA STAMPA
giovedì 2 febbraio: dalle 10.30 alle 12.00

PREVIEW A INVITO
giovedì 2 febbraio: dalle 12.00 alle 17.00

VERNISSAGE A INVITO
giovedì 2 febbraio: dalle 17.00 alle 21.00

VENERDÌ 3 FEBBRAIO:
- dalle ore 11.00 alle ore 12.00 riservato VIP
- dalle ore 12.00 alle ore 20.00 apertura al pubblico

SABATO 4 E DOMENICA 5 FEBBRAIO: dalle ore 11.00 alle ore 20.00

Inaugura sabato 26 novembre alle 17 alla MLB Maria Livia Brunelli di Ferrara la mostra “Isola” di Simona Ghizzoni (Reggio Emilia, 1977), fotografa, artista visuale e attivista per i diritti delle donne, Presidente quest’anno della giuria europea del World Press Photo, che ha vinto per ben due volte.
In esposizione, per la prima volta riunite, un nutrito numero di opere della serie "Isola", realizzate nell’arco di tre anni e in diverse località: scatti intimisti, di grande poesia, che vedono l’artista immersa nella natura. Si va dall’autoritratto nelle vesti di Ofelia, a quello dove la minuscola figura dell’artista si staglia sullo sfondo scuro di un vulcano come a evocare la memoria di un sublime romantico; dai paesaggi notturni illuminati dalle lucciole agli interni domestici silenziosi dove tutto sembra in attesa. Nelle nature morte l’effetto è fortemente scenografico: rimanda a Caravaggio, a Zurbaran, ma a volte il memento mori si unisce al quotidiano con sorprendente ironia.
La serie, premiata a Fotografia Europea 2022, nasce dal racconto di un cambiamento di vita improvviso e non previsto: il 12 marzo 2020, con l’avanzare della pandemia e la chiusura totale del Paese, Simona Ghizzoni decide di trasferirsi con tutta la sua famiglia da Roma in una piccola località sull’Appennino reggiano nella casa che apparteneva ai nonni materni e che diventerà rifugio per quei mesi così stranianti. Il progetto nasce dalla contingenza e dall’urgenza di mettere in immagini il vissuto, ma è proseguito poi in Lazio e in Sicilia e prosegue tuttora come ricerca e riflessione sulla relazione con la natura.

“Questo lavoro – racconta l’artista - è iniziato da una necessità, da un momento di difficoltà, ma non è un lavoro che parla del lockdown: è un lavoro che, attraverso autoritratto, staged photography e immagini di documentazione quotidiana, parla di me, della mia famiglia e della relazione che ho con le mie origini. Vengo da una famiglia contadina dell'Appennino Emiliano, la cui vita stessa è dipesa dalla natura, una natura di cui per anni ho sentito con dolore la lontananza. Quando è stato annunciato il lockdown ho deciso di trasferirmi con la mia famiglia attuale nella casa che fu dei miei nonni, in mezzo a quelle montagne che da sempre mi hanno restituito un senso di pace e sicurezza. Una parte delle immagini esposte racconta proprio quei primi mesi che sono stati per noi l’inizio di una nuova ricerca di vita più vicina agli elementi naturali”.

“Isola” è un lavoro che accompagna le giornate dell’artista da tre anni, perché, dopo l’Appennino reggiano, Simona Ghizzoni ha lavorato in Sicilia e infine in Lazio, nelle campagne che circondano la riserva del Tevere-Farfa. Il fiume è particolarmente presente nei suoi scatti, da un anno a questa parte, perché, spiega, “la relazione con l’elemento acqua è diventata sempre più importante e significativa per me. L’acqua è simbolo di fertilità e collega la fertilità della terra a quella dell’essere umano, elemento imprescindibile della vita. Mi immergo spesso nelle acque del fiume, in tutte le stagioni: è un momento di quiete e riconnessione che mi dona ogni volta nuove ispirazioni”. L’altro elemento ricorrente è il bosco, da sempre centrale nel lavoro di Simona Ghizzoni, come luogo reale di benessere, ma anche come luogo immaginario delle fiabe. Ci si avventura nel bosco per attraversare ciò che non si conosce e si diventa parte, entrandoci, del mondo del selvatico. “Il selvatico è infatti uno dei temi che più mi sta a cuore – racconta Simona Ghizzoni -, come relazione tra umano e animale: è una soglia, che rimanda alle origini ancestrali”.

Infine ci sono le nature morte, elemento nuovo del suo lavoro. Gli oggetti che compaiono nelle opere sono sempre raccolti fisicamente dal giardino dell’artista, oggetti “minori”, frutti, fiori, come forma di gratitudine verso ciò che troviamo spontaneamente, ma spesso sono mescolati con elementi umani (ad esempio i giocattoli del figlio).
Un inno alla natura dove ogni immagine è sapientemente realizzata con tempi di attesa lunghissimi: le luci sono sempre naturali, e per ricreare gli effetti voluti l’artista può aspettare anche l’intera giornata, finchè i raggi del sole non illuminano gli elementi da lei scelti come desidera. Un senso di attesa e di meditato silenzio che rapisce l’osservatore, invitato a entrare nell’intimità domestica come a indagare con complicità meraviglie naturali che ammaliano per la loro spontanea bellezza, riportandoci a ricordi d’infanzia e a sapori perduti.

La MLB anche quest'anno ha il piacere di partecipare a quella che viene considerata una delle fiere più interessanti del panorama italiano, ArtVerona, che si svolgerà da venerdì 14 a domenica 16 ottobre (con preview giovedì 13 alle 18).
Bertozzi & Casoni (Bologna, 1957 e Ravenna, 1961), tra i più noti esponenti a livello internazionale della scultura in ceramica policroma, sorprendono sempre per l’incredibile capacità nel ricreare oggetti che sembrano reali: dai resti di un pasto con uova, tazzine, profiteroles o cioccolatini, alla valigetta in cui ironicamente si uniscono riferimenti al memento mori ed elementi floreali. “Un’epopea del trash”, dove l’attrazione per quanto è caduco, transitorio, deperibile e in disfacimento, diventa icona della condizione umana. Hanno esposto alla Tate Liverpool, alla XIV Quadriennale di Roma, a Ca’ Pesaro, a All Visual Arts di Londra, alla Sperone Westwater di New York, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, al Musée des Beaux Arts di Ajaccio, a Palazzo Te a Mantova, al Mambo di Bologna; nel 2009 e nel 2011 i loro lavori sono stati esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, e nel 2017 si è inaugurato il Museo Bertozzi & Casoni presso la Cavallerizza Ducale di Sassuolo (Modena).
Anna Di Prospero (Roma, 1987), vincitrice di alcuni tra i maggiori premi mondiali di fotografia, è presente in fiera con quattro immagini che hanno come filo conduttore l’autoritratto con un vestito rosso. Il primo è uno scatto inedito del progetto "La memoria delle stazioni", la grande mostra attualmente in corso all'Auditorium di Roma dove la nostra artista espone il frutto di un impegnativo progetto che l’ha occupata nell'ultimo anno: diciannove fotografie inedite realizzate in otto stazioni italiane. Scatti di grande suggestione, in cui le stazioni vengono ritratte anche in angoli segreti e nascosti, tra scenari metafisici e silenzi ricchi di poesia. Lo scatto presente ad ArtVerona, realizzato nella stazione di Messina, è l’unico disponibile sul mercato dell’intero progetto, perché tutti gli altri scatti sono stati acquisiti dal committente, l'Archivio Luce Cinecittà, un archivio immenso in cui Anna Di Prospero è la prima fotografa donna ad entrare. Per la prima volta viene presentato un altro scatto inedito, realizzato quando Anna è stata invitata a partecipare al programma di residenza artistica dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, e durante il soggiorno ha realizzato una serie di immagini all’interno dell’attuale sede dell’Istituto, l’incantevole Palacio de Abrantes. Gli altri due autoritratti appartengono alla serie site specific realizzata nel Palazzo Ducale di Mantova, dove l’artista si è confrontata con gli spazi dei Gonzaga tra atmosfere rarefatte dal forte potere evocativo.
Simona Ghizzoni (Reggio Emilia, 1977) è fotografa, artista visuale e attivista per i diritti delle donne, Presidente della giuria europea del World Press Photo di quest'anno, che ha vinto per ben due volte. Presenta qui alcune opere della serie "Isola", tra cui alcuni scatti inediti e intimisti, di grande poesia, che la vedono immersa nella natura. La serie, con cui l’artista ha vinto il premio a Fotografia Europea 2021, nasce dal racconto di un cambiamento di vita improvviso e non previsto: il 12 marzo 2020, con l’avanzare della pandemia e la chiusura totale del Paese, Simona Ghizzoni decide di trasferirsi con tutta la sua famiglia da Roma in una piccola località sull’Appennino reggiano nella casa che apparteneva ai nonni materni e che diventerà rifugio per quei mesi così stranianti. Il progetto nasce dalla contingenza e dall’urgenza di mettere in immagini il vissuto, ma è proseguito poi in Lazio e in Sicilia e prosegue tuttora come ricerca e riflessione sulla relazione con la natura.
Barbara Capponi (Milano, 1966) ha appena pubblicato per Giunti uno spassoso libro dettatole da...un gatto, “Come addomesticare un umano”, con prefazione di Daria Bignardi. Ha lavorato per anni in una delle più importanti agenzie internazionali di pubblicità, creando personaggi e campagne di grande successo, come il camaleonte Carletto. Ha affiancato sempre al lavoro per le grandi aziende quello per le associazioni no profit e progetti artistici come la collaborazione con il gruppo milanese “Elio e le Storie Tese”. Nel 2014 inizia a dedicarsi a tempo pieno a una sua ricerca espressiva che coniughi le competenza maturate fino ad allora a un obiettivo etico. I suoi Retablos sono ispirati a quelli della tradizione sudamericana, ma con una differenza sostanziale: un titolo, inciso sull’esterno del diorama, che è parte integrante dell’opera. All’interno delle piccole teche, scene tridimensionali che fermano per sempre un istante, un momento topico, un incontro che cambia la vita, un evento drammatico messo a fuoco dal titolo, a volte poetico, quasi sempre ironico. La relazione tra l’uomo e il resto della natura, l’amore, la psiche, l’ignoto, la bellezza e la ferocia del mondo, sono alcuni dei temi, a volte pesanti, che cerca di trattare con leggerezza.
Marcello Carrà (Ferrara, 1976) stupisce e ammalia con questo gigantesco cane "super-eroe" realizzato a penna Bic, un Bulldog francese della serie "Mec-cani - Cani Meccanici". Racconta l’artista: “I cani sanno spesso sorprenderci: malgrado possano trovarsi in situazioni difficili o essere vittime di comportamenti poco sensibili da parte dell'uomo, o addirittura in condizioni di menomazione fisica, sono capaci di entusiasmi e di affetto incredibili verso di noi. Quasi fossero completamente esenti dalle influenze del contesto e dell'ambiente, rivelano un'energia contagiosa in grado di risollevarci le giornate. In questo senso il nostro amico a quattro zampe può essere paragonato ad un congegno meccanico, esattamente come questo bulldog francese, capace di funzionare anche in circostanze complesse per portare gioia e tenerezza”. Carrà è un artista specializzato in disegni di grandi dimensioni a penna Bic (alcuni arrivano a 8 metri di lunghezza), che si contraddistingue per la sua perizia disegnativa, cui fa da contraltare un forte aspetto concettuale. Tutte le sue opere sono realizzate a mano libera, e sono ispirate a tematiche etiche, naturalistiche, zoologiche o alla reinterpreatazione di artisti del passato in chiave contemporanea.
Ci vediamo a Verona!
Orari:
venerdì 14 ottobre dalle 11.00 alle 19.00
sabato 15 ottobre dalle 11.00 alle 19.00
domenica 16 ottobre dalle 11.00 alle 19.00.

Page 2 of 30

Iscriviti alla nostra newsletter

I agree with the Terms and Conditions

Info.mlbgallery.com usa i cookies per il login, la navigazione e altre funzioni di tracciamento. Accetta per consentire i cookies.