Inaugura sabato 23 marzo alle 17, alla MLB Maria Livia Brunelli Gallery a Ferrara, “Mille innamoramenti”, la mostra di Barbara Capponi, in arte Babas, ispirata all’esposizione di Palazzo dei Diamanti che ha per protagonista il geniale artista olandese Maurits Cornelis Escher.
Scrive di lui Marco Bussagli: «L'arte di Escher nasce dalla capacità di lasciarsi stupire, meravigliare dalla realtà e dalla natura, viste attraverso la lente deformante e pure rigorosa della geometria. E dell’ironia, presente nei suoi lavori più di quanto non si noti». Il senso della meraviglia, il profondo amore per la natura, continua fonte d’ispirazione, e l’ironia sono anche alla base della poetica di Barbara Capponi. Attraverso l’utilizzo sapiente di questi elementi entrambi gli artisti danno vita a sorprendenti mondi immaginari.
“Voglio trovare la felicità nelle cose più piccole, come una pianta di muschio di due centimetri che cresce su una roccia e voglio provare a lavorare su quello che desidero fare da tanto tempo: copiare questi soggetti minuscoli nel modo più minuzioso possibile…”, scrisse Escher, e sembra di sentire in queste parole la stessa intensità che anima i Retablos di Barbara Capponi, dove l’attenzione è portata su dettagli microscopici. Protagonisti e storie sono catturati dentro piccole scatole magiche che generano stupore: i diorami, ispirati agli altari domestici della tradizione messicana, sono come wunderkammer portatili. Attraverso scene tridimensionali raccontano eventi topici, incontri che cambiano la vita, personaggi e allegorie fermati in un istante e messi a fuoco dal titolo. Come nell’opera in mostra “Amore a prima vista”: il colpo di fulmine tra due creature che abitano agli antipodi - una zebra e un pinguino - ma riconoscono immediatamente la propria affinità.
E proprio al concetto di amore è dedicata la mostra. Un mandala scritto a mano riunisce più di “mille innamoramenti” dell’artista: tutte quelle persone, personaggi, libri, luoghi, animali, scrittori, canzoni che le hanno fatto battere il cuore. Un ricamo bianco su bianco evoca, come in un sussurro, una frase d’amore. I ritratti di famiglia hanno per protagonisti, a sorpresa, solo i bambini. Le ironiche medaglie al valore sono un necessario tributo per chi si è innamorato e ha sofferto, perché, dice Barbara, “le pene d’amore lasciano cicatrici che sono come decorazioni”, testimonianze di ferite a cui siamo sopravvissuti.
E’ l’ironia ancora una volta a venirci in soccorso, insieme al grande stupore per la bellezza del creato, che in maniera surreale fa incontrare una donna e una giraffa davanti a un paesaggio da favola, e fa sentire loro che, “Malgrado tutto, era un mondo meraviglioso”. Con uno sguardo simile Escher si rivolge al mondo, quando afferma: “Colui che cerca con curiosità scopre che questo, di per sé, è una meraviglia”.
INSIDE-OUTSIDE.
Due artiste allo specchio: Milli Gandini e Simona Ghizzoni + un film di Sergio Racanati
MLB Gallery, Arte Fiera Bologna.
Per Arte Fiera Bologna 2024, Maria Livia Brunelli della MLB Gallery di Ferrara, con la collaborazione di Manuela Gandini, propone un progetto curatoriale inedito di riscoperta e rilettura del lavoro dell’artista storica Milli Gandini in un audace confronto con le opere dell’artista attivista contemporanea Simona Ghizzoni. In entrambi i casi, la metamorfosi del corpo, del ruolo e delle identità femminili sono al centro della speculazione filosofica e politica delle due artiste in tempi e spazi diversi.
Due generazioni lontane, accomunate dal fil rouge dell’arte come dispositivo di trasformazione coscienziale, politica e sociale. Milli Gandini - che con Mariuccia Secol è tra le fondatrici nel 1974 del Gruppo Femminista Immagine di Varese - decise di non spolverare più, non lavare i vetri, non pulire i pavimenti. Quando la casa fu sufficientemente sporca, tracciò il simbolo femminista sulla polvere e scrisse lo slogan “salario al lavoro domestico” su finestre, mobili e scaffali. Chiese a una compagna del gruppo di posare per una serie di scatti fotografici, trasformando la casa (INSIDE) in un terreno di lotta femminista, in un manifesto, in un’opera. Poi prese le pentole nelle quali aveva cucinato fino ad allora e decise di chiuderle con il filo spinato, dopo averle dipinte con smalti multicolore.
Il Gruppo Immagine è stato il primo gruppo femminista ad essere invitato alla Biennale di Venezia del 1978, a cui è seguito il gruppo di Mirella Bentivoglio pochi mesi dopo.
La pratica politica e artistica del movimento varesino si fondava sulla rivendicazione del salario al lavoro domestico e la richiesta di riconoscimento da parte dello Stato dell’enorme, incessante carico di lavoro femminile, invisibile e svalorizzato. La peculiarità della lotta decennale intrapresa dal gruppo - composto da Silvia Cibaldi, Milli Gandini, Clemen Parrocchetti, Mariuccia Secol, Mariagrazia Sironi - consiste nell’utilizzare le pratiche dell’arte, e non solo di autocoscienza e rivendicazione, per incidere politicamente a livello teorico ed espositivo, anche nelle maggiori sedi istituzionali europee.
Il gruppo adotta lo slogan “La mamma è uscita”, una sorta di manifesto politico e statuto esistenziale di cui la MLB Gallery presenta un distillato di dieci fotografie in bianco e nero “della polvere” e tre collage di Milli Gandini raffiguranti “pentole e scolapiatti inusabili”, a sancire la perenne attualità di istanze rimaste senza risposta.
Si aggiunge dunque un altro tassello alla ricostruzione di quel periodo storico, per decenni dimenticato, iniziato con la mostra Il soggetto imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia, curata da Marco Scotini e Raffaella Perna ai Frigoriferi Milanesi nel 2019, dove Milli Gandini compare tra le figure eminenti dell’epoca.
Di Simona Ghizzoni, che incarna la generazione della terza ondata del femminismo, vengono presentati quattro corpus di lavori che tracciano il percorso evolutivo dei suoi progetti fotografici, poetici e politici. In Between (2006) una donna evanescente a filo d’acqua, in un panorama alla Tarkovskij (OUTSIDE), inaugura un viaggio interiore verso la propria essenza critica. I ruderi, l’umidità, la campagna e i boschi ereditati dalla linea materna dell’artista sono sfondo e centro dell’opera. Silenzi siderali e feconde solitudini diventano entità palpabili del paesaggio.
“Il paesaggio infatti – afferma Ghizzoni – è il mio autoritratto”, è l’ estensione del suo corpo e dei suoi sensi ai regni animale, vegetale e minerale; è il ripristino simbolico della relazione con il vivente-non-umano che, come umanità, abbiamo tranciato. L’identità individuale e il rapporto perduto con la terra accendono la riflessione di Ghizzoni che, attraverso i suoi set, cancella i confini. La donna, dall’abito rosso, non è più Inside, come negli anni settanta, ma Outside e cerca l’anello di congiunzione con gli ecosistemi.
Se la letteratura eco-femminista denuncia la violenza sul corpo femminile come appartenente al medesimo atteggiamento predatorio dell’uomo nei confronti della terra, l’opera di Simona Ghizzoni ne sintetizza visivamente il concetto in Selvatica (2023). Selvatica è un lavoro inedito, un’investigazione poetica della complessità naturale che documenta e incanta. Ad esempio, dopo il grande incendio nel Montiferru in Sardegna, l’artista ha fotografato in bianco e nero un paesaggio spettrale, cinereo, oscuro, mettendo poi in evidenza, con una colorazione manuale ad acquerello, la vita che rinasce, come i rari germogli che cercano di riaffacciarsi alla vita.
Quando, negli anni Settanta, il Gruppo Immagine dichiarava: “La mamma è uscita”, sorgeva la domanda: “Dove è andata?”. Oggi, in un salto quantico, pensando al lavoro di Ghizzoni, potremmo affermare:“La mamma è andata in Sicilia nel bosco di betulle, è andata nella Valle di Comacchio oppureè a Gaza -(dove l’artista ha effettivamente vissuto per anni). - E’ andata a specchiarsi negli animali, nell’acqua e nelle foglie, è andata a cercare se stessa tra macerie e germogli nella pluralità intelligente dell’esistenza”.
Il progetto curatoriale Inside-Outside si completa con la presentazione, in stand, di un corto dell’artista film-maker Sergio Racanati che intervista Mariuccia Secol, attivista e artista, autrice con Milli Gandini del volume “La mamma è uscita” (DeriveApprodi).
Il film è stato realizzato per l’occasione, per fornire al pubblico l’importantissima testimonianza storica di una delle protagoniste dell’arte femminista italiana.
Croste, bucce, mozziconi. Vita. Le ceramiche di Bertozzi&Casoni tornano a raccontare il lato oscuro del nostro mondo.
Il 27 di ottobre, alle 13:30, la home gallery di Maria Livia Brunelli, nella pro-pria sede ferrarese, ospita “Funambolismi”, imperdibile mostra che mette in scena un rapporto a tre fra altrettanti maestri del ventesimo e ventunesimo secolo. Le nature morte di Bertozzi&Casoni e di Daniel Spoerri dialogheranno con quelle Achille Funi, protagoniste della mostra “Achille Funi. Un maestro del Novecento tra storia e mito”, in corso contemporaneamenteal Palazzo dei Diamanti.
Il ventre di un melone, la buccia di un’anguria, piatti sporchi e abbandonati…ceramica, olio su tela, materia organica. Bertozzi&Casoni, Spoerri e Funi, ci descrivono in fondo gli stessi abbandoni, tramite stili diversi tipici di epoche diverse, e si danno reciprocamente forza per trasmettere allo spettatore il messaggio imperituro di un memento mori che oggi sembriamo tutti avere dimenticato.
L’esperienza del visitatore non si limiterà però alla visita alla home gallery… alle 15:30, infatti, un pullman, messo a disposizione dalla sponsor Mimma Della Valle, condurrà gli interessati a Imola, sede -tra Palazzo Tozzoni, Museo San Domenico e Rocca Sforzesca- di una tripla personale di Bertozzi&Casoni, i quali, dopo decenni di ricerca e attività, vengono riconosciuti e esaltati proprio nella loro città natale.
Il duo (che concettualmente e ufficialmente rimane tale, malgrado la scomparsa di Stefano Dal Monte Casoni, avvenuta nel maggio scorso), arrivato a esporre anche alla galleria Sperone Westwater di New York, sarà quindi il protagonista indiscusso di quella che più che una mostra è un’esperienza etica ed estetica,
Da ultimo, è dovere comunicare che presso la MLB gallery, il giorno dell’inaugurazione, gli ospiti potranno pranzare con la gallerista in ambito domestico/artisticoe aggiungere un ulteriore elemento sensoriale e conviviale alla visita.
Essendo la politica relazionale e comunicativa di Maria Livia Brunelli fondata sul dialogo, è il dialogo stesso il senso ultimo della proposta della gallerista. Un dialogo, che, tra passato e futuro, riveli allo spettatore ciò che l’arte può ancora fare per l’individuo per il mondo e e per la società.
QUALCOSA CI STA SOGNANDO
Un viaggio nella dark zone degli ultimi 100 anni
Body-Talk di Manuela Gandini
Venerdì 15 Dicembre alle 18.00
Venerdì 15 Dicembre alle 18.00 la MLB Gallery presenta QUALCOSA DI CI STA SOGNANDO, un talk performativo di Manuela Gandini. E’ un’immersione nell’arte e nella vita dell’Europa dal 1929 ad oggi. Si tratta di una lezione/azione concepita come un viaggio nel tempo tra i falsi dèi del Novecento, gli spettri del Nazismo e del Fascismo, la propaganda politica e le visioni surrealiste. Da un lato la magia nera del potere omologatore e totalitario, dall’altro il misticismo visionario dell’arte, sino ad arrivare ai rituali moderni, all’abbattimento dei monumenti, e a una presunta, quanto improbabile, attuale “morte dell’arte” o “nascita” di una visione alternativa all’ antropocentrismo.
La MLB Gallery sarà una delle prestigiose tappe del tour QUALCOSA CI STA SOGNANDO che da mesi gira in gallerie, fondazioni, musei e festival italiani.
Monaco 1929, Eva Braun si spazzola i capelli sognando di diventare una diva o una grande fotografa.Intanto, a Parigi, Luis Buñuel, nel film “Un Chain Andalous”, affila un rasoio pronto a tagliare l’occhio di una donna aperto sul secolo breve. Il Novecento è una camera oscura dentro la quale sorgono le mura di Auschwitz, il fungo atomico, l’LSD, le solarizzazioni di Man Ray, il ‘68, la pecora Dolly, la morte dei Kennedy e la massificazione della Coca Cola e di Marilyn. Da un lato, i totalitarismi impongono ordine, propaganda, obbedienza, morte, alimentando la banalità del male. Dall’altro, una danza androgina, nei territori leggeri e densi del Surrealismo, tramuta la tragedia in arte con potenti rituali volti a celebrare la vita al di là del bene e del male. Il racconto dell’amore bruciante, tossico e morboso di Eva Braun per il Führer si vaporizza il giorno del loro suicidio quando l’inviata di guerra Lee Miller, ex compagna di Man Ray, entra nell’appartamento di Hitler con gli anfibi infangati dalla terra di Dachau. Il Talk QUALCOSA CI STA SOGNANDO prevede un’incursione nella dark zone della nostra storia attraverso gli occhi spenti di figure grigie come Joseph Goebbels con le sue strategie propagandistiche, e di vulcaniche artiste come Lee Miller, Maria Lai, Marina Abramovic, Alejandro Jodorowsky, Bo Zheng, GuyDebord, Romeo Castellucci, Michelangelo Pistoletto, Bartolina Xixa...
S’incroceranno parole, gesti e film, in un percorso rizomatico, imprevedibile e accidentato. Il tutto è concepito come una sorta di rito di purificazione. Ma la domanda incalza: ci siamo veramente liberati dai simboli più truci della storia?
Un evento d'eccezione alla MLB Gallery venerdì 15 settembre 2023, alle ore 18. Ospite d'onore Giacinto Di Pietrantonio, critico e curatore di fama internazionale, che dialogherà con l'autore, l'artista Marcello Carrà, sul libro "La sindrome del pallone" (La nave di Teseo, 2021). A fare da sfondo alla presentazione saranno le suggestive opere della mostra "Surrealtà rinascimentali...a penna bic" dello stesso Carrà, visitabile fino a metà ottobre.
“La sindrome del pallone” ( La nave di Teseo, 2021) è un trattato pseudoscientifico e surreale, riccamente illustrato, che analizza la “malattia del calcio” in tutte le sue varianti e degenerazioni. "È fuori dubbio - afferma l'autore - che nel mondo di oggi uno dei morbi che ha avuto più successo è quello del calcio. E con calcio si intende proprio quel gioco in cui un certo numero di persone rincorre una palla, cercando di farla terminare all'interno di un cosiddetto portale in acciaio o similare. Si suole definire tale procedura dinamica come "Gioco" o "Sport", ma la realtà dei fatti è che questo diletto, a mano a mano debilitante per il fisico e soprattutto per la mente, deriva da un vero e proprio morbo, che si impossessa spesso del malcapitato corpo negli anni della più acerba gioventù. La malattia si sviluppa poi con decorso rapido portando al delirio totale".
Marcello Carrà, ingegnere civile con la passione per il disegno, inizia a dipingere nel 1995, durante gli studi universitari. Dal 2008 intraprende un nuovo percorso realizzando disegni di grandi dimensioni con l'utilizzo esclusivo di penne biro e pennini, rappresentando in particolare animali che l'uomo uccide senza tanti sensi di colpa e in seguito rivisitando autori fiamminghi. “La sindrome del pallone” è il suo primo libro illustrato.
Giacinto Di Pietrantonio, è stato Direttore della GAMeC (“ Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo"). Docente di Storia dell'Arte presso l'Accademia di Brera, ha ricoperto il ruolo di Redattore Capo prima e Vicedirettore poi per Flash Art Italia dal 1986 al 1992. Dal 1994 al 1996 è stato consulente per le arti visive della Regione Abruzzo.
Tra le molte mostre da lui curate ricordiamo la mostra degli artisti russi all'interno della rassegna "Passaggi ad Oriente" alla Biennale di Venezia del 1993, le edizioni di "Fuori Uso" del 1995, 1997, 1998 e 1999 e "Over the Edges" con Jan Hoet a Gand (Belgio). E' stato curatore del Corso Superiore di Arti Visive presso la Fondazione Antonio Ratti di Como dal 1995 al 2004. Tra i vari incarichi: Consulente del Premio Furla - Querini Stampalia per l'Arte, Commissario della Quadriennale di Roma 2005, membro del comitato scientifico della Fondazione Kogart di Budapest, della Galleria Civica Palazzo Asperia di Alessandria, di MUSEION di Bolzano e dello Spazio Oberdan di Milano.
Si prega di confermare la presenza
Vi aspettiamo
Maria Livia & Fabrizio
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Per l’estate 2023, con un evento inaugurale il 14 luglio alle 20, la MLB Maria Livia Brunelli Gallery presenta a Porto Cervo la mostra collettiva "L'occhio e la mano. Da Bertozzi & Casoni a Simona Ghizzoni".
Su prenotazione e a numero chiuso, Maria Livia e Fabrizio ospitano piccoli gruppi di appassionati d’arte ad una visita guidata nelle stanze della loro casa. Ogni venerdì di luglio e agosto, per un ristretto numero di persone, un piacevole aperitivo al tramonto, cucinato e offerto dai padroni di casa, alla scoperta di sei artisti tra fotografia d’arte e manualità concettuale.
Sono questi infatti i due filoni di ricerca della proposta curatoriale di Maria Livia Brunelli: per la fotografia d’arte gli evanescenti autoritratti di Anna Di Prospero ispirati alle dame ritratte dal pittore Giovanni Boldini, gli still life sul concetto di “selvatico” di Simona Ghizzoni, i raffinati ritratti performativi alla Tamara de Lempicka di Daniela Foresto; per la ricerca sul rapporto tra manualità e concettualità le ceramiche in bilico tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale di Bertozzi & Casoni, le creature marine disegnate a penna Bic da Marcello Carrà, gli ironici retablos di Barbara Capponi/ Babas, piccoli diorami ispirati alla tradizione messicana, che contengono scene tridimensionali in miniatura.
"L'occhio e la mano. Da Bertozzi & Casoni a Simona Ghizzoni", MLB Maria Livia Brunelli Gallery, Via Sa Conca 8, Porto Cervo (Sassari). Ogni venerdì alle 20 (14, 21, 28 luglio; 4, 11, 18, 25 agosto o su appuntamento telefonando al 3467953757 o scrivendo a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.).
Due giorni ad Art Basel sono sempre un’esperienza ricca di stimoli e sorprese. Quest’anno abbiamo portato con noi nostra figlia Lucrezia di dieci anni e lei stessa ha ammesso che si è divertita molto! Come premio, l’ultima sera l’abbiamo portata ad Aqua Basilea, un parco acquatico gigantesco con cinque scivoli, hammam, spa e decine di saune di ogni tipo (anche una molto romantica piena di candele accese), dove ci siamo tutti rigenerati e riposati molto. In effetti ogni fiera dovrebbe avere almeno una sala relax con schiere di massaggiatori per i piedi, e a maggior ragione una impegnativa fisicamente come Art Basel.
ART UNLIMITED
Abbiamo iniziato subito la visita con quello che consideriamo il top della fiera, Art Unlimited, la sezione di opere gigantesche : è sicuramente la parte più divertente e spettacolare della fiera, dove ci sono sempre opere museali sorprendenti. Si è accolti dalla barca in fiamme di Adel Abdessemed dedicata alle tragedie dei migranti del Mediterraneo, per poi essere rapiti dai colori sgargianti della biblioteca di Yinka Shonibare, dove ogni libro è stato ricoperto con stoffe tipiche del vestiario africano.
Affollatissima di bambini e visitatori sorridenti l’installazione che più ha affascinato nostra figlia, lo stand psichedelico e coinvolgente ideato da Carlon Cruz-Diez in cui variopinti fasci luminosi creano un’atmosfera straniante, acuita da grandi palloni con cui interagire.
Di grande impatto anche le foto di Richard Avedon dedicate all’American West, grandi ritratti di abitanti di diversi stati colti durante momenti della loro vita quotidiana.
Straniante l’installazione di Augustas Serapinas, che ha ricreato in fiera una palestra in cui alcuni ginnasti si allenano facendo gli stessi gesti reitereti, ma gli attrezzi che usano hanno teste di sculture greche al posto dei pesi. Un’allusione ai modelli greci che l’artista era costretto a riprodurre negli anni della sua formazione all’Accademia in Lituania con noiosa ripetitività.
Molta apprezzata dal pubblico anche la distesa di altalene di pelle e catene di Monica Bonvicini, su cui sdraiarsi per una pausa di relax.
Numerosi (forse troppi) i video, tra i quali merita assolutamente una sosta quello geniale di Christian Marclay, che per dieci anni ha raccolto spezzoni di film in cui si vedono porte che si aprono o si chiudono, per poi montarli in un unico filmato dall’effetto ipnotico: il personaggio di un film apre una porta che fa apparire il personaggio di un altro film che a sua volta apre una nuova porta da cui entra in scena un nuovo attore che tira a sè una maniglia…in un loop infinito, come nel film “The Clock” presentato dall’artista alla Biennale di Venezia del 2011, dove protagonisti però erano gli orologi.
LISTE
Liste, la fiera più sperimentale di Basilea durante i giorni di Art Basel, ha perso gran parte del suo appeal con il trasferimento, già dallo scorso anno, nella nuova sede.
Abituati ai cunicoli stretti e intricati dell’ex birrificio un po’ fatiscente ma ricco di fascino in cui è stata collocata per anni, ora lascia perplessi per una location sicuramente più strategica perchè a due passi dalla blasonata Art Basel, ma anonima e asettica, in cui gli stand sono disposti a raggiera rispetto a uno spazio centrale.
Anche l’atmosfera è molto cambiata: non più il divertente caos creativo che si concludeva nel ritrovo al piano terra tra würstel e birra, ma un percorso guidato dove i visitatori sono presenze rarefatte.
A colpire la nostra attenzione lo stand della milanese Clima, interamente occupato da un vecchio divano consunto. Incuriositi chiediamo il prezzo: 35mila euro. Ma non è come sembra: il divano parla, i cuscini si sollevano lasciando intravedere delle fessure da cui escono parole; è un dialogo tra tre persone che, in dialetto romanesco, discutono di come si cucina la carbonara. E’ opera di Valerio Nicolai, che ha realizzato la tappezzeria del divano dipingendola a mano.
Da Franz Kafka di Toronto sono appese al muro spugnette da cucina su cui sono dipinti con cura maniacale paesaggi urbani, mentre da Wanda/Understructures di Warsaw/Kylv un pneumatico si anima grazie ad ali di uccello motorizzate.
ART BASEL
L’opera di Art Basel che nostra figlia avrebbe comprato? Il cerchio di farfalle di Damien Hirst, perchè i colori si abbinerebbero a quelli della cameretta che sta riarredando…non abbiamo osato chiedere a Gagosian il prezzo, ma abbiamo osato farlo per tre piccole fotografie di Francesca Woodman. Mentre chiediamo l’edizione, scoprendo che sono pezzi unici, si avvicina una signora che ci racconta che la Woodman era sua compagna di corso all’Accademia, e già allora era molto tormentata. Lo stand è strettamente controllato da tre addetti alla security, che non perdono mai d’occhio le opere più costose.
Ci spostiamo da Hauser & Wirth, dove ci accoglie su una parete il grande ragno realizzato in scultura da Louise Bourgeois: già venduto a 20 milioni di euro. Molto raffinata la parete che ospita un quadrato rosso ad olio di Ad Reinhardt accanto a un delicato mobiles bianco di Alexander Calder.
Da Lia Rumma troviamo le teste sculturee dal sapore novecentista di Vanessa Beecroft, e, nascosta nel deposito, un’intrigante fotografia di Ugo Mulas che ritrae Lucio Fontana con il taglierino in mano davanti a una tela bianca, nell’attimo di intensa concentrazione che precedeva la fenditura dei suoi celebri “tagli” (“L’attesa”, tiratura di 8 esemplari).
Molte le sculture di Anish Kapoor presenti in fiera, tra cui alla Lisson Gallery una piccola sotto teca “perchè il nero usato dall’artista è tossico ad alte concentrazioni” e una azzurro cangiante a 585 mila euro.
Accanto a un raffinato dipinto astratto di Carla Accardi, ma questa volta con una scultura angolare, ritroviamo Kapoor da Massimo Minini; una sua scultura anche dalla Continua, vicino a un grande specchio di Pistoletto appena realizzato dall’artista.
Un tripudio di colori, tra Marilyn e fiori, per omaggiare Andy Warhol da Susan Sheehan, che espone il listino con i prezzi. Da Zero…ci incuriosiscono tre rametti con appesi alcuni bozzoli. Sono opere in bronzo di Giorgio Andreotta Calò, ma guardando con attenzione si scopre che alcuni bozzoli sono veri e sono nate delle falene che stanno attaccate al ramo. La richiesta è di 8.000 euro l’uno, e ogni volta che nasce una farfalla il collezionista può farsi mandare un nuovo bozzolo a casa e far ricominciare la magia dell’attesa della nascita.