È tra i primi in Italia della sua generazione ad applicare e coniugare la cultura del progetto alle sperimentazioni sui linguaggi visivi.
La sua complessa opera affonda le proprie radici in studi multidisciplinari a partire dal 1964, anno in cui inizia a frequentare il Corso Superiore di Disegno Industriale a Venezia. Nel 1968 si trasferisce a Roma dove entra in contatto con Pascali, Mattiacci e Kounellis. Fotografa Boetti e il gruppo dell’arte povera torinese durante l’allestimento della mostra Il percorso, a cura di Mara Coccia presso lo Studio Arco d’Alibert. Nel 1969, presso la Galleria Il Diaframma di Milano, progetta e realizza il primo Environnement fotografico in Europa, nel nome del dualismo tra ricchezza e povertà.
A partire dagli anni Settanta ibrida lo studio del linguaggio fotografico e la cultura del progetto con l'interesse per l'antropologia culturale, realizzando in Basilicata progetti centrali per lo sviluppo della fotografia in Italia, tra cui ricordiamo il libro Matera, immagini e documenti del 1975.
Premio Niépce per l’Italia nel 1967, prende parte a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1970, 1978, 1993, 1995); dal 1974, alcune sue fotografie, insieme a quelle di Luigi Ghirri, fanno parte della collezione del MoMA di New York.
È autore di opere multiformi caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, l’esperienza video, l’installazione. Varie sono le tematiche e le sperimentazioni sviluppate nelle sue opere nel corso degli anni: dagli slittamenti di senso, alle variazioni, dalle analogie al rapporto con il paesaggio e i luoghi dell’arte – come nelle opere site-specific che appartengono alle ricerche degli ultimi anni, nate proprio grazie al confronto organico con determinati luoghi e le loro peculiarità storiche, culturali ed estetiche –. Per Cresci, infatti, la fotografia non è mai fine a se stessa, autosufficiente e singolare, ma è sempre parte di un racconto per immagini capace di coniugare conoscenza e bellezza, ricerca sul campo ed emozione visiva.
Il progetto sperimentale del laboratorio-scuola di formazione artistica tra arte, multimedia e design, ideato per la Regione Basilicata, lo avvicina sempre più all’insegnamento che, dalla fine degli anni Settanta in poi, diviene parte integrante del suo lavoro d’autore.
È tra i primi in Italia della sua generazione ad applicare e coniugare la cultura del progetto alle sperimentazioni sui linguaggi visivi.
La sua complessa opera affonda le proprie radici in studi multidisciplinari a partire dal 1964, anno in cui inizia a frequentare il Corso Superiore di Disegno Industriale a Venezia. Nel 1968 si trasferisce a Roma dove entra in contatto con Pascali, Mattiacci e Kounellis. Fotografa Boetti e il gruppo dell’arte povera torinese durante l’allestimento della mostra Il percorso, a cura di Mara Coccia presso lo Studio Arco d’Alibert. Nel 1969, presso la Galleria Il Diaframma di Milano, progetta e realizza il primo Environnement fotografico in Europa, nel nome del dualismo tra ricchezza e povertà.
A partire dagli anni Settanta ibrida lo studio del linguaggio fotografico e la cultura del progetto con l'interesse per l'antropologia culturale, realizzando in Basilicata progetti centrali per lo sviluppo della fotografia in Italia, tra cui ricordiamo il libro Matera, immagini e documenti del 1975.
Premio Niépce per l’Italia nel 1967, prende parte a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1970, 1978, 1993, 1995); dal 1974, alcune sue fotografie, insieme a quelle di Luigi Ghirri, fanno parte della collezione del MoMA di New York.
È autore di opere multiformi caratterizzate da una libertà di ricerca che attraversa il disegno, la fotografia, l’esperienza video, l’installazione. Varie sono le tematiche e le sperimentazioni sviluppate nelle sue opere nel corso degli anni: dagli slittamenti di senso, alle variazioni, dalle analogie al rapporto con il paesaggio e i luoghi dell’arte – come nelle opere site-specific che appartengono alle ricerche degli ultimi anni, nate proprio grazie al confronto organico con determinati luoghi e le loro peculiarità storiche, culturali ed estetiche –. Per Cresci, infatti, la fotografia non è mai fine a se stessa, autosufficiente e singolare, ma è sempre parte di un racconto per immagini capace di coniugare conoscenza e bellezza, ricerca sul campo ed emozione visiva.
Il progetto sperimentale del laboratorio-scuola di formazione artistica tra arte, multimedia e design, ideato per la Regione Basilicata, lo avvicina sempre più all’insegnamento che, dalla fine degli anni Settanta in poi, diviene parte integrante del suo lavoro d’autore.
Ha diretto l’Accademia di Belle Arti G. Carrara dal 1991 al 1999, inserendo nella sua programmazione interdisciplinare numerose attività culturali dedicate ai giovani artisti, come “Arte & Impresa”, “Clorofilla” e “Accademie in Europa”, in collaborazione con la GAMeC di Bergamo.
Ha insegnato al Politecnico di Milano, all’Università degli Studi di Napoli - L’Orientale, alla Facoltà di Lettere di Parma, allo IED e alla NABA di Milano. Dal 2004 al 2011 nel biennio di specializzazione in Fotografia allʼAccademia di Brera di Milano. Attualmente è docente all’ISIA di Urbino e alla Fondazione Fotografia di Modena. Per diversi anni è stato visiting professor all’École d’Arts Appliqués di Vevey (Svizzera).
La rifondazione del senso del paesaggio e della costruzione dell'immagine fotografica lo portano a essere uno degli autori cardine della mostra Viaggio in Italia che Luigi Ghirri organizza alla Pinacoteca Provinciale di Bari nel 1984.
Tra le più importanti esposizioni si ricordano: nel 2004 la mostra antologica Le case della Fotografia, 1966-2003 presso la Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino; nel 2009 Sottotraccia. Bergamo. Immagini della città e del suo territorio presso Elleni Gallerie d’arte; tra 2010 e 2012 il progetto itinerante di Forse Fotografia presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, l'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e Palazzo Lanfranchi di Matera; nel 2014 la mostra Ex-post. Orizzonti momentanei al Museo d’Arte di Gallarate e nel 2016 le due mostre In aliam figuram mutare al Castello Sforzesco di Milano e Mario Cresci. Ri-Creazioni presso Camera a Torino.
Ampia e articolata è la sua produzione di libri e più in generale di contributi, anche teorici, sulla fotografia e la comunicazione visiva.
RACCONTI PRIVATI. INTERNI 1967-1978 FOTOGRAFIE DI MARIO CRESCI DALLE COLLEZIONI DEL MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA La mostra presenta una selezione di fotografie realizzate da Mario Cresci tra Tricarico e Barbarano Romano nel periodo 1967-1978, quando viveva in Basilicata.
Camera - Centro Italiano per la fotografia Mario Cresci. Ri-creazioni 15 settembre – 16 ottobre 2016
Foto Factory Modena - Mario Cresci - La poetica della messa in scena
Mostra a cura di Luca Panaro. L'esposizione si è tenuta dal 3 dicembre 2011 al 29 gennaio 2012 a Palazzo dei Pio di Carpi (MO). La mostra presenta un'ampia serie di opere fotografiche inedite di Mario Cresci, frutto di un lavoro di ricerca che nasce dal territorio, da Palazzo dei Pio e dalla città di Carpi. Continui rimandi fra l'architettura del palazzo e gli oggetti che esso custodisce della cultura e della storia carpigiana, creano un gioco di forme, una mappatura di geometrie e di segni, che pongono l'attenzione su aspetti culturali del territorio in cui l'artista lavora.
Mario Cresci - Racconti di Fotografia Lectio Magistralis di Fotografia e Dintorni organizzata da AFIP International e CNA Professioni e tenutasi il 4 giugno 2015
Mario Cresci "Là dove interviene il disegno" LÀ DOVE INTERVIENE IL DISEGNO La fotografia a cura di Luca Panaro Mario Cresci Bruno Di Bello Franco Vaccari Paolo Ventura Inaugurazione giovedì 17 novembre 2016 ore 18.00 mostra dal 17 novembre 2016 al 28 gennaio 2017 Spazio Don Chisciotte, via della Rocca 37b – Torino
Si tratta di un’occasione unica per riflettere sul rapporto fra disegno e costruzione dell’opera d’arte nella ricerca di artisti che si esprimono attraverso la fotografia e le arti mediali. Come scrive il curatore Luca Panaro, è noto il passo in cui Giorgio Vasari vide il dodicenne Leonardo da Vinci nella bottega del Verrocchio «non solo a esercitare una professione, ma tutte quelle ove il disegno interveniva». Questa testimonianza è di grande rilievo per comprendere l’importanza che il disegno ebbe in tutta la variegata produzione del maestro fiorentino. Riportare ai giorni nostri questa riflessione consente di notare come il disegno sia ancora molto importante nella ricerca artistica contemporanea, in quanto studio propedeutico alla creazione dell’opera, ma anche parte integrante della stessa.
Fanno un uso sistematico del disegno non solo gli artisti che si esprimono tradizionalmente con pittura e scultura, si riscontra un ampio utilizzo di questa pratica anche tra coloro che si esprimono con la fotografia e le arti mediali in genere. L’esposizione, pensata per lo spazio espositivo torinese della Fondazione Bottari Lattes, verte in modo particolare sugli artisti che hanno scelto la fotografia come strumento espressivo preferenziale. In modo particolare sulle opere di Mario Cresci, Bruno Di Bello, Franco Vaccari e Paolo Ventura. Quattro celebri autori italiani noti al mondo dell’arte, presenti in mostra con opere inedite e solo in parte fotografiche, a testimonianza dell’importanza attribuita alla progettazione e alla relativa costruzione grafica della loro ricerca. La mostra si compone di una ventina di opere di varie dimensioni nelle quali si palesa il rapporto tra disegno e fotografia ed è accompagnata da una pubblicazione con un testo di Luca Panaro e la riproduzione di tutte le opere esposte. Mario Cresci (Chiavari, 1942) ha applicato fin dagli esordi la cultura del progetto alla fotografia coniugandola alla sperimentazione del linguaggio visuale in ambito artistico. Negli anni Settanta la sua formazione e gli studi di design si confrontano nell’esperienza diretta con le culture etniche e antropologiche delle regioni del Mezzogiorno italiano, da cui deriva uno studio approfondito di oggetti e segni a testimonianza del rapporto uomo-territorio, come nelle opere presenti in mostra della serie Misurazioni (1977), dove la silhouette di Pinocchio è sviluppata in un foglio di lavoro e una dozzina di rayogrammi. Camera Torino gli ha di recente dedicato un’importante mostra personale, dal titolo Mario Cresci. Ri-creazioni.
Dialoghi sul Paesaggio #3 Mario Cresci & Davide Papotti Il 18 giugno il fotografo Mario Cresci ha incontrato il geografo Davide Papotti. Mario Cresci ha partecipato alle ricerche e ai progetti fotografici sul paesaggio insieme a Luigi Ghirri Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Mimmo Jodice, Vincenzo Castella, Cuchi White a partire dagli anni Settanta. Si occupa paralelamente di grafica e di teoria e didattica della fotografia e dell’ arte contemporanea. Non si considera, in particolare nei recenti sviluppi della sua ricerca, un documentarista; è poco interessato all’ aspetto ricognitivo della fotografia del territorio se non in termini concettuali. Il dialogo con il geografo Davide Papotti tende a definire gli incerti confini tra descrizione e immaginazione del paesaggio.
Intervista Mario Cresci e Corrado Spreafico_laboratori fotografia