Milli Gandini

artista

Milli Gandini - che con Mariuccia Secol è tra le fondatrici nel 1974 del Gruppo Femminista Immagine di Varese - decise di non spolverare più, non lavare i vetri, non pulire i pavimenti. Quando la casa fu sufficientemente sporca, tracciò il simbolo femminista sulla polvere e scrisse lo slogan “salario al lavoro domestico” su finestre, mobili e scaffali. Chiese a una compagna del gruppo di posare per una serie di scatti fotografici, trasformando la casa in un terreno di lotta femminista, in un manifesto, in un’opera. Poi prese le pentole nelle quali aveva cucinato fino ad allora e decise di chiuderle con il filo spinato, dopo averle dipinte con smalti multicolore.

Il Gruppo Immagine è stato il primo gruppo femminista ad essere invitato alla Biennale di Venezia del 1978, a cui è seguito il gruppo di Mirella Bentivoglio pochi mesi dopo.

La pratica politica e artistica del movimento varesino si fondava sulla rivendicazione del salario al lavoro domestico e la richiesta di riconoscimento da parte dello Stato dell’enorme, incessante carico di lavoro femminile, invisibile e svalorizzato. La peculiarità della lotta decennale intrapresa dal gruppo - composto da Silvia Cibaldi, Milli Gandini, Clemen Parrocchetti, Mariuccia Secol, Mariagrazia Sironi - consiste nell’utilizzare le pratiche dell’arte, e non solo di autocoscienza e rivendicazione, per incidere politicamente a livello teorico ed espositivo, anche nelle maggiori sedi istituzionali europee.

Il gruppo adotta lo slogan “La mamma è uscita”, una sorta di manifesto politico e statuto esistenziale di cui rimangono alcune fotografie in bianco e nero “della polvere” e alcuni collage di Milli Gandini raffiguranti “pentole e scolapiatti inusabili”, a sancire la perenne attualità di istanze rimaste senza risposta.

Si aggiunge dunque un altro tassello alla ricostruzione di quel periodo storico, per decenni dimenticato, iniziato con la mostra Il soggetto imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia, curata da Marco Scotini e Raffaella Perna ai Frigoriferi Milanesi nel 2019, dove Milli Gandini compare tra le figure eminenti dell’epoca.

mostre

Biografia

Biografia 

Nata nel 1941 a Varese, opera, dal 1968, come collaboratrice nello studio di industrial design del marito Innocente Gandini.
Graphic designer, si occupa di pubblicità e progetta disegni e trame per tessuti d'arredamento. Nel 1972 illustra e pubblica, per la collana "Tantilibri" dell'editore Einaudi, diretta da Bruno Munari, Un libro da colorare. Nel solco di questa esperienza, fra il 1974 e il 1975 prende parte, con una serie di giochi in carta da lei ideati, a una trasmissione televisiva per bambini della Svizzera italiana.
Nel 1974 il Gruppo Femminista "Immagine" di Varese si costituisce su impulso di Milli Gandini e Mariuccia Secol, affiancate da Mirella Tognola, a seguito del loro incontro durante la mostra Operazione Arte Ambiente (settembre-ottobre 1973), organizzata a Galliate Lombardo dall'architetto Gian Paolo Manfredini, che coinvolge ottanta artisti, tra i quali Mariagrazia Sironi.
Dal 1975 opera in proprio, disegnando gioielli e tessuti per arredamento; inizia, in questo stesso anno a Roma, la serie di esposizioni dedicate al fortunato ciclo La mamma è uscita, che trova rapidi riscontri positivi sul territorio (febbraio 1976, Galleria "Cesare da Sesto", Sesto Calende; Luino, Palazzo Verbania).
Nel 1978 Silvia Cibaldi, Milli Gandini, Clemen Parrocchetti, Mariuccia Secol e Mariagrzia Sironi presenziano alla XXXVIII Biennale di Venezia (Dalla natura all'arte, dall'arte alla natura) con l'installazione dal titolo Dalla creatività femminile come maternità-natura al controllo (controruolo) della natura, allestita nella sezione denominata Spazio aperto, ubiacata presso i Magazzini del Sale alle Zattere. Nella stessa sede espone anche il Gruppo "Donne/Immagine/Creatività" di Napoli, composto da Valeria Dioguardi, Rosa Panaro, Bruna Sarno e Anna Trapani.
Dopo un meditato allontanamento dalla militanza politica, di cui è testimonianza la serie di omaggi (1979) dedicati a celebri nudi dell'arte del passato, da Degas e Renoir a Barlach, negli anni Ottanta ottiene i maggiori successi sia come artista - con opere innervate d'ironia e di un sottile erotismo, non privo di ascendenze femministe nel denunciare gli stereotipi di genere - sia come gallerista, a Milano, dove diviene una vivace protagonista della vita culturale e politica cittadina. Uno dei cicli più rappresentativi di questa fase è quello (1985) dedicato a una serie di personalità politiche e culturali che frequentano la casa dell'artista: da Enrico Baj ad Angelo Cortesi; da Gianni De Michelis a Francesco Forte e Gianni Sassi. In questo stesso decennio, è ideatrice di , periodica rassegna espositiva che trasforma la città monferrina in un luogo d'incontro e di scambio tra artisti di provenienze e tendenze diverse. Nel 1989 inizia l'esperienza milanese di il primo spazio espositivo al mondo ad aprire, di notte, nell'area periferica di Viale Certosa, ospitando artisti della caratura di Andy Warhol e Robert Rauschenberg. Negli anni Duemila cura una serie di rassegne presso lo Spazio Anfossi di Milano, tra le quali si segnala la collettiva, con lavori di autori di fama internazionale come Keith Haring e Maurizio Cattelan. Si spegne a Castiglione Olona nel 2017. Tra le esposizioni collettive postume si ricordano: (2019, Milano) e (2023, Bottrop).

Le opere

La mamma è uscita

Milli Gandini decise di non spolverare più, non lavare i vetri, non pulire i pavimenti. Quando la casa fu sufficientemente sporca, tracciò il simbolo femminista sulla polvere e scrisse lo slogan “salario al lavoro domestico” su finestre, mobili e scaffali. Chiese a una compagna del gruppo di posare per una serie di scatti fotografici, trasformando la casa in un terreno di lotta femminista, in un manifesto, in un’opera. Poi prese le pentole nelle quali aveva cucinato fino ad allora e decise di chiuderle con il filo spinato, dopo averle dipinte con smalti multicolore.

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