Anna Di Prospero nasce a Roma nel 1987. Ha studiato fotografia presso l'Istituto Europeo di Design di Roma e la School of Visual Arts di New York. La sua ricerca fotografica si caratterizza per il segno introspettivo con cui esplora la quotidianità e il rapporto tra uomo e spazio. Nel 2008 è stata inaugurata la sua prima mostra personale all’interno di Fotografia-Festival Internazionale di Roma. Nel 2009 partecipa al FotoLeggendo Festival e vince il Prix Exchange Boutographies che le vale la partecipazione al Boutographies Rencontres Photographiques di Montpellier. Nel 2010 viene selezionata per il seminario di fotografia internazionale Reflexions-Masterclass tenuto da Giorgia Fiorio e Gabriel Bauret. Il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e Stati Uniti, tra cui Les Rencontres D’Arles, Month of Photography Los Angeles e La Triennale di Milano.
Le sue foto hanno incantato l’Italia e l’America, dove Anna Di Prospero ha approfondito i suoi studi presso la School of Visual Arts di New York. Ha vinto due prestigiosi premi, il People Photographer of the Year all’International Photography Awards e Discovery of the Year al Lucie Awards e si è classificata al secondo posto nella categoria Ritratto al Sony World Photography Award 2014. Nel 2016 è stato pubblicato il suo primo libro fotografico Marseille(s), frutto del lavoro svolto in residenza artistica presso l’associazione culturale Le Percolateur di Marsiglia.
L'intensa opera che la ritrae con la madre, “Self-portrait with my mother”, è stata scelta come immagine della grande mostra della Collezione Donata Pizzi “L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2015” ospitata nel 2016/2017 alla Triennale di Milano. L’opera appartiene alla serie “Self-portrait with my family”, nata dal desiderio dell’artista di sviluppare una ricerca sui suoi legami più intimi: in ogni immagine ha analizzato il rapporto familiare lasciando che si trasformasse in fonte ispiratrice. La parte più importante di questo lavoro è stata per lei il coinvolgimento ottenuto durante gli scatti, grazie al quale ha scoperto aspetti sconosciuti dei suoi familiari ritratti nei luoghi della loro esistenza quotidiana. “Self-portrait with Eleonora” è stata scelta da Concita De Gregorio come immagine di copertina per il suo libro “Chi sono io? Autoritratti, identità, reputazione”, in cui la nota giornalista l’ha intervistata insieme ad altre quattro fotografe italiane. Nelle opere della serie “Urban self-portrait”, l’artista ritrae invece se stessa in poetici ed evocativi autoscatti in cui il suo corpo “interpreta” l'architettura contemporanea. Nel 2018 ha esposto in una doppia personale nel Palazzo Ducale di Mantova.
2022 “Empatie visive”, MLB Gallery, Ferrara. 2019 “Divine, omaggio a Giovanni Boldini”, MLB Gallery, Ferrara. Curatore: Angela Madesani 2018 "Luoghi familiari", CUBO Unipol, Bologna 2018 "RIFLEXIONE. Heinz Lechner e Anna Di Prospero" Palazzo Ducale Mantova 2017 "Cuore liquefatto. Affinità empatiche con Carlo Bononi" MLB home gallery, Ferrara 2016 “Marseille(s)”, Agnés B gallery, Marsiglia. Curatore: Marco Barbon “Urban Self-portrait”, Galerie Madé, Parigi. Curatore: Emilia Genuardi 2014 "Instinct", Galerie Madé, Parigi. Curatore: Emilia Genuardi 2013 "With You", Galleria Gallerati, Roma. Curatore: Alessandro Bucci 2012 "With You", Galleria F.Project, Bari. Curatore: Roberta Fiorito, Alessandro Bucci 2008 "io, anna"- Fotografia - Festival Internazionale di Roma, Galleria Gallerati, Roma. Curatore: Silvia Sfrecola Romani
Collettive
2018 “Fotografe Italiane 1965-2018”, Palazzo delle Esposizioni, Roma. Curatore: Raffaella Perna 2017 "Indagine sull'imperfetto" Museo MAAD, Adria 2016 “Fotografe Italiane 1965-2015”, Triennale di Milano, Milano. Curatore: Raffaella Perna “Diverse/City”, Month of Photography Los Angeles, Santa Monica Art Studios, Santa Monica CA. Curatore: Teal Thomsen 2015 “45 Frames from PhotoVogue”, Leica Gallery, Milano. Curatore: Alessia Glaviano, Chiara Bardelli Nonino “Vetro”, Università LUISS Guido Carli, Roma. Curatore: Anonima Curatori 2014 “DonnexDonne”, Galleria del Cembalo, Roma. Curatore: Manuela De Leonardis "Sony World Photography Awards Exhibition", Somerset House, Londra. 2013 "With You" De Schipperskapel, The Chapel of Awesomeness, Bruges "With You", Frame Foto Festival, Salsomaggiore Terme. Curatore: Alessandro Bucci "A glimpse at Photo Vogue" - Galleria Carla Sozzani, Milano. Curatore: Alessia Glaviano 2012 "Shades of Women", Teatro Due, Roma. Curatore: Ilaria Prilli "Atelier, Reflexions Masterclass" - Les Rencontres D'Arles, Arles . Curatori: Gabriel Bauret, Giovanna Calvenzi "A glimpse at Photo Vogue" - Galleria Carla Sozzani, Milano. Curatore: Alessia Glaviano 2011 "Contrasts" – Professional Women Photographers, Soho Photo Gallery, New York. Curatore: Ruth Fremson "Whose Self-portrait? The subject Behind the Camera", Joy Wai Gallery, New York. Curatore: Joy Wai "Urban Self-portraits" – Obbiettivo Donna 2011, Officine Fotografiche, Roma. Curatore: Annarita Curcio 2010 "Autoportrait", Boutographies Festival, Pavillon Populaire, Montpellier. Curatore: Christian Maccotta "Agita, Arte Giovane Italiana", Università La Sapienza, Roma. Curatore: Valentina Trisolino 2009 "Io, anna", FotoLeggendo, Istituto Superiore Antincendi, Roma. Curatore: Carlo Gallerati
Premi
2014 2° posto, Sony World Photography Awards, categoria ritratto 2013 vincitrice del concorso A Human Touch - Life Framer 2011 Discovery of the Year – Lucie Awards 2011 People Photographer of the Year – International Photography Awards 2010 selezionata per il seminario internazionale di fotografia "Reflexions – Masterclass" 2009 "Prix Exchange Boutographies" – FotoLeggendo 2009 2008 "Un creativo al giorno" – IED Roma
Educazione
2011 Diploma in Fotografia, Istituto Europeo di Design (IED), Roma 2010 Exchange Student Program, School Of Visual Arts, New York
La serie fotografica "Astray", il quarto capitolo del progetto "Beyond the Visible", è un viaggio visivo ispirato a momenti di cambiamento e trasformazione. Queste immagini, immerse in scenari surreali e onirici, sono finestre aperte su mondi interiori, dove la realtà si mescola con l'immaginazione. Ogni dettaglio, dalla luce al colore, contribuisce a evocare interpretazioni molteplici e talvolta contraddittorie. Ciascuna opera è una storia in sé, una narrazione visiva diversa dove emozioni e sensazioni sovrastano il tutto per giungere alle esperienze e al vissuto di ogni singolo osservatore. L’intera serie è una conversazione tra l'autrice e lo spettatore, una ricerca condivisa di significato ed interpretazione delle esperienze umane. "Perdersi è il primo passo per ritrovarsi" racchiude l’essenza e la sintesi di queste opere; abbracciare l'ignoto e l'incertezza diventano passi cruciali nella nostra personale ricerca interiore e di crescita.
Con il diffondersi del COVID-19 e le conseguenti misure di lockdown, ho realizzato una serie di fotografie per ritrovare l’equilibrio in una nuova e inaspettata realtà. Ho sempre utilizzato la fotografia per esaminare ed elaborare stati e circostanze. Il mio primo progetto fotografico, realizzato nel 2007, è stato ambientato per tre anni nella mia casa. A distanza di tredici anni torno a fotografare gli spazi domestici ma con un approccio profondamente influenzato dallo stato di isolamento che riguarda metà della popolazione mondiale. I momenti che rappresento nelle fotografie sono ispirati da un sentimento personale ma con l’intento di rappresentare e trasmettere uno stato d’animo collettivo. Questo infatti è un momento storico in cui, seppur lontani, ci sentiamo tutti più uniti da una condizione senza precedenti che ci lega e accomuna.
Self-portrait with my family (PART II) segue la serie del 2011 Self-portrait with my family (PART I), nata dal desiderio di sviluppare una ricerca sui legami più intimi.
A distanza di otto anni, con la nascita di mio figlio, torno a lavorare su questa tematica.
L’esistenza e il vissuto personale sono sempre stati fonti d’ispirazione. Il mio lavoro nasce dal privato per spaziare oltre, con l’obiettivo di restituire un racconto universale composto da visioni collettive ed evocative.
In occasione della mostra di Palazzo dei Diamanti “Boldini e la moda” è stato chiesto ad Anna Di Prospero di porsi in relazione con l’opera del maestro ferrarese vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Pur ammirando il lavoro di Boldini, Di Prospero non poteva riconoscersi e identificarsi nella sua opera, ha così attivato un processo di studio teorico e iconografico, puntando l’attenzione nei confronti del suo sguardo alla dimensione del femminile in un particolare momento storico, che ha segnato un forte cambiamento, l’epoca che dagli ultimi anni dell’800 giunge sino alla prima guerra mondiale. Il genere a cui Boldini è più votato è il ritratto femminile. Quelli di Anna Di Prospero non sono mai ritratti, la sua rappresentazione della donna, di se stessa, di chi le sta accanto, non è così diretta, anzi. I suoi non sono autoritratti, ma ritratti universali, in cui la figura è un archetipo del femminile e non Anna nello specifico. Boldini guarda le donne, le ammira, se ne innamora, Di Prospero ha guardato a se stessa, si è osservata, studiata e quindi si è trasformata magari indossando un lungo abito rosso, senza tempo, si è messa in una posa che in altre circostanze non avrebbe assunto. Pare di potere ritrovare anche qui le stesse atmosfere malickiane di Beyond the visible, quella sospensione di spazio e di tempo, che introduce chi guarda in un’atmosfera altra, rispetto alla realtà, in cui a dominare è un silenzio eloquente. Il dialogo che qui si viene a creare è dato dalla scelta delle pose, dalle atmosfere ricreate. Le sue donne non sono così sensuali, femminili, mature e fiere, talvolta beffarde, anzi, il volto è volutamente celato. Testo critico di Angela Madesani
Self-portrait in the Other Space è un lavoro fotografico ispirato alle eterotopie del filosofo Michel Foucault. Le eterotopie sono “spazi altri”, luoghi reali ma separati dal normale contesto quotidiano. Secondo Foucault la nave è l’eterotopia per eccellenza, un luogo senza luogo diviso dal resto del mondo nello spazio e nel tempo.
La serie fotografica è stata realizzata dal 2013 al 2018 esplorando più navi da crociera. Seppur differenti i luoghi presentano le stesse caratteristiche: sfarzo di luci, colori psichedelici, decorazioni eccentriche e atmosfere ovattate. Questi elementi che si ripetono quasi all’infinito raccontano la sospensione di un’esistenza, quella della crociera, ogni giorno uguale a se stessa ma in un porto diverso.
Attraverso la serie ho esplorato questo frammento galleggiante di spazio e ogni fotografia è la testimonianza di un luogo che esiste all’infuori dell’ordinario, in un tempo altro, alla deriva tra sogno e realtà.
Cuore liquefatto è una serie ispirata alle opere dell’artista Carlo Bononi, uno dei protagonisti dell’arte del Seicento ferrarese. Un artista che, influenzato inizialmente da Caravaggio, inaugura poi una stagione barocca, focalizzando la sua poetica sugli effetti di luce, tanto da essere definito il “Tintoretto ferrarese”, e sulle dinamiche delle relazioni affettive che legano tra loro i personaggi ritratti.
Gli elementi cardine che hanno guidato il mio processo creativo sono stati il carattere empatico e partecipato che il Bononi magistralmente sintetizza tra la figura dipinta e l’osservatore, e le profonde emozioni scaturite da questo binomio. Ne consegue una serie che non vuole essere un rifacimento iconografico e stilistico del pittore, bensì una parafrasi della sua unica e spiccata sensibilità artistica e interpretativa. La vera essenza di questo lavoro è appunto l’emozione, il sentimento. Per concentrarmi su questo aspetto ho lavorato per sottrazione, creando immagini dalla composizione essenziale e diretta.
Studiando l’opera di Bononi, la mia attenzione è ricaduta spesso su alcuni fattori che ricorrono in molti dei suoi dipinti, come la forte gestualità, i corpi scolpiti e sensuali, le scene di stupore, di meraviglia e quelle di supplizio. Questi sono stati la fonte di ispirazione e di creazione dei soggetti presenti nelle mie fotografie.
Questa serie di autoritratti con la mia famiglia nasce dal desiderio di sviluppare una ricerca su i miei legami più intimi. In ogni immagine ho analizzato il rapporto familiare lasciando che si trasformasse in fonte ispiratrice. La parte più importante di questo lavoro è stato per me il coinvolgimento ottenuto durante gli scatti, grazie al quale ho scoperto aspetti sconosciuti dei miei familiari.
Self-portrait with strangers è il terzo capitolo del progetto With You, un lavoro fotografico composto da autoritratti con altre persone.
Nei primi due capitoli ho esplorato i miei legami più intimi, realizzando una serie di fotografie con i mie familiari ed amici. In questo terzo capitolo, affronto il tema dello “sconosciuto” fotografandomi con persone a me estranee. Gli sconosciuti sono talvolta persone vicine a me, con le quali avevo in comune dei legami affettivi ma che non avevo mai avuto modo di conoscere. Questo progetto ne è stato il pretesto.
Ogni immagine è stata progettata con la persona fotografata. Nella fase iniziale del progetto, agli “sconosciuti” è stata consegnata una usa e getta per fotografare oggetti e luoghi a loro cari. Successivamente abbiamo visionato le immagini e deciso insieme dove e quando realizzare la foto. La fase di progettazione è stata il momento principale per entrare in contatto con queste persone e cogliere aspetti delle loro personalità che in ogni scatto ho cercato di mettere in risalto, per far si che anche chi osserva le foto possa conoscere un po’ di loro. Il progetto è quindi concepito come un percorso di conoscenza delle persone, e la foto ne rappresenta la manifestazione finale.