La MLB al MIA 2017: un progetto curatoriale sul tema dell’energia dei luoghi
La MLB Maria Livia Brunelli propone quest’anno al MIA un progetto curatoriale sul tema delle energie che posseggono certi luoghi e che la sensibilità dell’artista riesce a cogliere, pur utilizzando un medium apparentemente oggettivo come la fotografia. Gli artisti presentati infatti non si limitano a scattare fotografie come ormai tutti facciamo con uno smartphone, ma intervengono sulla fotografia in maniera concettuale. Ad esempio Silvia Camporesi realizza sempre progetti artistici che necessitano di lunghe ricerche sul territorio, e si avvale di modellini da lei costruiti oppure della colorazione manuale a supporto della ricerca fotografica. Anna Di Prospero lavora su se stessa e la sua interiorità in rapporto all’empatia delle persone che la circondano e alle suggestioni che le provengono da certi luoghi, siano questi angoli di casa sua o costruzioni di archistar con cui sente affinità. Hiroyuki Masuyama riesce invece a emozionarci con una indagine poetica sul passaggio del tempo a partire dai luoghi che più ama, come i paesaggi veneziani dipinti da Turner o gli splendidi ciliegi in fiore giapponesi della sua terra d’origine.
Silvia Camporesi ha esplorato nell’arco di un anno e mezzo tutte le regioni italiane alla ricerca di paesi ed edifici abbandonati. “Atlas Italiae” è il risultato di questa raccolta di immagini, una mappa ideale dell’Italia che sta svanendo, un atlante della dissolvenza. Si scoprono così luoghi nascosti e spesso mai svelati, magici nelle loro smagliature scrostate, pervasi da energie impalpabili. La serie fotografica si presenta come una collezione poetica di luoghi (borghi disabitati, architetture fatiscenti, archeologie industriali) fondata sulla ricerca di frammenti di memoria. Questa mappatura non ha intenti di denuncia, ma riprende idealmente lo spirito del Grand Tour, della ricerca di vestigia passate, ancora portatrici di tracce di vite vissute, con cui confrontarsi per riflettere sul presente al fine di immaginare il futuro. Una volta gli artisti andavano alla scoperta delle rovine romane, oggi Silvia Camporesi ricerca le rovine contemporanee.
Altre opere invece sono state realizzate fotografando modellini da lei costruiti ispirati a scenari che hanno colpito la sua immaginazione: sia cinematografici, come nel caso del film di fantascienza Stalker di Tarkovskij, sia pittorici, come le famose piazze d'Italia di Giorgio De Chirico. Le fotografie scattate ai modellini sono poi state a volte lavorate in post produzione con un intervento di colorazione manuale a pastello che accentua il parallelismo con le immagini di riferimento.
In altri lavori, l’artista supera la bidimensionalità della fotografia attraverso la tecnica del kirigami, con cui restituisce una terza dimensione alle architetture ritratte, in modo dare ridare vita a luoghi che l’hanno persa. Dopo il Festival di fotografia Europea di Reggio Emilia nel 2014, ha esposto a Palazzo della Ragione a Milano, al MACRO di Roma nella mostra Dall’oggi al domani, 24 ore nell’arte contemporanea, al MAXXI di Roma (Extraordinary Visions. Italia) e alla Triennale di Milano (L’altro sguardo).
Anna Di Prospero è una giovanissima fotografa romana che vive tra l'Italia e Parigi. L'intensa opera che la ritrae con la madre, attualmente in mostra alla Triennale di Milano, appartiene alla serie Self-portrait with my family, nata dal desiderio dell’artista di sviluppare una ricerca sui suoi legami più intimi. In ogni immagine ha analizzato il rapporto familiare lasciando che si trasformasse in fonte ispiratrice. La parte più importante di questo lavoro è stata per lei il coinvolgimento ottenuto durante gli scatti, grazie al quale ha scoperto aspetti sconosciuti dei suoi familiari ritratti nei luoghi della loro esistenza quotidiana. Questa promettente fotografa ha incantato l’Italia e l’America, dove ha approfondito i suoi studi presso la School of Visual Arts di New York. Ha vinto due prestigiosi premi, il People Photographer of the Year all’International Photography Awards e Discovery of the Year al Lucie Awards e si è classificata al secondo posto nella categoria Ritratto al Sony World Photography Award 2014.
“A nemmeno trent’anni – si legge nella sua presentazione per la serie “Fotografi” su Sky Arte - Anna è considerata una delle più interessanti figure della fotografia internazionale. La sfera delle affettività – gli amici, gli amori, la famiglia – ma anche gli spettacolari paesaggi urbani di un’Italia sontuosa: sono questi i soggetti privilegiati di Anna, che costruisce con gentile raffinatezza set dall’equilibrio estetico sublime, pennellando la luce con la delicatezza di un acquarellista. E al momento risolutivo dello scatto, quando tutto si compie, sceglie di spezzare la barriera e fare il proprio ingresso in scena. Si risolvono in complessi e articolati autoritratti le sue opere, con l’artista ad attraversare la scena, viverla nell’abbraccio – spesso fisico, non solo ideale – con i modelli che la occupano; scelta di forte scelta identitaria, ma al tempo stesso leggerissima nel farsi elemento armonico e non preponderante. Tassello di un grande e composito quadro espressivo che esalta lo splendore di una bellezza senza tempo”.
Un’artista emersa grazie alla rete: le sue immagini, caricate sul popolare sito Flickr, vengono viste in modo del tutto casuale dall’allora sindaco di Roma Walter Veltroni. Che decide di invitare la giovanissima e sconosciuta autrice ad esporle in occasione della Notte Bianca della Capitale.
Hiroyuki Masuyama non realizza semplici riproduzioni fotografiche dei dipinti e degli acquerelli di William Turner. Si tratta, invece, di un'operazione di matrice concettuale sul metodo di lavoro del grande artista inglese. Il soggetto sono le opere che Turner ha realizzato durante il suo viaggio da Londra a Venezia. Masuyama ha ripercorso le tappe del viaggio e come Turner ha preso appunti visivi, solo con un medium diverso: dal disegno è passato alla fotografia. Allo stesso modo di Turner, che portava con sé appunti grafici e memorie di viaggio in Inghilterra, dove realizzava le opere, Masuyama porta le immagini scattate nel suo studio di Düsseldorf e le sottopone a una complessa operazione di montaggio. Le immagini di viaggio e le immagini dei dipinti di Turner, diventano così nelle opere di luce, un unicum armonioso in cui vengono superati i limiti spazio-temporali, alla ricerca delle energie che permangono negli stessi luoghi a distanza di secoli. Come scrive Carl Friedrich Schröer, nelle opere di Masuyama coi ciliegi in fiore, le magnolie, o le vedute a 360 gradi dei parchi, “l’inverno, la primavera, l’estate e l’autunno costituiscono un’unica stagione visiva. Diversamente dai familiari ‘quadri stagionali’ dei grandi maestri, Masuyama enfatizza le qualità parallele e omogenee delle stagioni. Ammorbidendo le transizioni ammorbidisce i cambiamenti e, quindi, rappresenta nella scatola luminosa un ciclo di tempo indistinto: il mondo come un cerchio e un ciclo che si ripete mille volte, all’infinito. Malgrado la loro dipendenza sul luogo e sull’inflessibilità documentaria, i quadri acquisiscono la qualità del sublime. Scene di poco conto di parchi, vedute di prati o di paesaggi aerei guadagnano un significato scenico”.