Una nuova avventura: partecipiamo, con grande gioia di nostra figlia che ci ha prenotato una serie di tavolette di cioccolata fondente, a una nuova fiera in Svizzera: WOPART 2017 a Lugano, dal 14 al 17 settembre, la fiera delle opere su carta dalle origini ai giorni nostri. Abbiamo scoperto che il nostro stand si trova a fianco della Galleria Continua e di fronte a Lia Rumma: è come essere in pole position, come stare sul palco d’onore alla prima, come ritrovarsi in serie A (siamo ferraresi)!!!
Per questo abbiamo oculatamente scelto la nostra squadra: presenteremo per la prima volta Mario Cresci, un grande artista tra i più innovativi e sperimentatori del linguaggio fotografico, Mustafa Sabbagh, le cui opere sono nelle collezioni del MAXXI e del Musée de l’Elysée di Losanna, uno dei più importanti musei d’Europa dedicati interamente alla fotografia, Silvia Camporesi, presentata di recente in mostre al MAXXI, al MACRO e in Triennale, e Marcello Carrà, che ha realizzato ad hoc nuovi lavori che si possono ruotare e si modificano con l’acqua, disegnati a penna Bic.
Anche in questa fiera le opere che presenteremo saranno unite da un progetto curatoriale: il tema del continuum di energie tra vita e morte.
Se la fotografia era nata a fine Ottocento per rappresentare il mondo, Mario Cresci, definito il fotografo “più vicino agli esperimenti degli artisti concettuali”, vi cerca uno strumento di contrapposizione alla realtà, concentrandosi non tanto sul soggetto, quanto sui margini di indagine del mezzo fotografico e sulle ulteriori potenzialità del suo linguaggio espressivo. Cresci prende a riferimento alcune opere d’arte storiche, tele, ritratti, dipinti, fotografie, appartenenti a epoche diverse e le colora, le stropiccia, le snatura. Nelle interazioni di queste con la luce e dai giochi che ne derivano si sfoga la tensione dell’artista di una ricerca verso ciò che trascende l’essere, fedele al suo credo, secondo cui l’immagine immortalata non è il fine dell’opera, ma il mezzo per sviluppare un’indagine più profonda. Come nell’intenso ritratto di Pablo Picasso, che torna “vivo” e tridimensionale attraverso l’applicazione di un secondo ritratto accartocciato, nel ritratto della Contessa di Castiglione, le cui piegature evidenziano particolari carismatici del personaggio ritratto, o in quello di Parmigiano, nel cui vetro convesso si può scorgere lo studio dell’artista.
Silvia Camporesi propone due lavori del nuovo progetto “Mirabilia”: un castello di sabbia, tratto dal surreale Museo delle sculture di sabbia di Cervia, che evoca gioiosi ricordi di vita familiare; e una piramide di sale, simbolo della conservazione materiale per contrastare la morte. In esposizione anche Kirigami, fotografie angolari intagliate, e stampe in bianco e nero colorate a mano, a sottolineare le nuove modalità concettuali di utilizzo del mezzo fotografico.
Mustafa Sabbagh, italo-palestinese, già assistente di Richard Avedon e docente alla Saint Martins di Londra, dopo essere divenuto noto a livello internazionale per le sue foto di moda, ha deciso di abbandonare il mondo patinato delle riviste per svelare tutto ciò che sta dietro una perfezione apparente, mettendo in luce fragilità e imperfezioni. Così le sue spettacolari nature morte fiamminghe rivelano impercettibili sfioriture, mentre gli esseri umani da lui ritratti denudati nella loro essenza più autentica e perturbante. La Pietà presentata in mostra riprende modelli cinquecenteschi ma ribalta in una spiazzante versione femminile la tradizionale iconografia.
Marcello Carrà propone tre opere davvero incredibili: artista noto per i suoi lavori realizzati con maniacale pazienza a penna Bic, ha incapsulato alcuni fogli disegnati in altrettanti quadrati e, tramite il vetrocamera, ha inserito tra l’opera e il vetro una quantità ben precisa di acqua con un colorante nero. Ogni opera è girevole, perché fissata a parete tramite una vite, e mostra un doppio disegno che si svela solo capovolgendo il quadrato: sopra la vita, sotto la morte; dalla costruzione umana, al regno animale e a quello vegetale. Così la natura morta caravaggesca nel pieno della sua bellezza diventa, ruotando l’opera, il suo corrispettivo “memento mori” senza più vita.