Mustafa Sabbagh
a cura di Maria Livia Brunelli
a cura di Maria Livia Brunelli
La mostra del noto artista italo-giordano Mustafa Sabbagh, molto conosciuto in città e con un lungo e prestigioso passato come fotografo di moda, intende creare un dialogo con quella di Matisse presso Palazzo dei Diamanti, il cui vernissage avverrà in contemporanea. Sono una ventina le opere realizzate appositamente per questa esposizione: una serie di fotografie di grande raffinatezza cui si accompagnano due video.
Un dialogo che è anche lo specchio delle diverse epoche in cui vivono i due artisti: mentre Matisse, come reazione a un periodo carico di tensioni e guerre, cerca di distillare la bellezza dal reale, creando sinuose figure femminili, esaltandone colori e sensualità, Mustafa, dopo anni di lavoro nel patinato mondo della moda, mette maschere nere come la pece, plumbee come pneumatici, a uomini e donne. “Viviamo in un’epoca - spiega l’artista - in cui la società ci impone in continuazione delle maschere: ci si maschera per essere accettati, per la paura di scoprirsi”.
Così Il bustino o il reggiseno, che dovrebbero enfatizzare la femminilità del corpo, in Sabbagh celano il volto, diventando “burka della contemporaneità”. Burka moderni è infatti il titolo di una nuova serie fotografica realizzata ad hoc per la mostra di Matisse, in cui guanti di lattice, gorgiere e accessori di ogni tipo sono accostati creando cortocircuiti inediti e inaspettati. Il dittico Lusso con Burka, che costituisce il cuore della mostra, ispirato a un’opera di Matisse del 1907, è invece un’allusione alla purezza mistica di una donna che nega il suo viso allo spettatore, forse per una forma di intimo riserbo, in antitesi all’ostentazione fisica ed economica che ha caratterizzato gli ultimi decenni.
“Quando uso la maschere - afferma l’artista - non è altro che come protezione, quasi un espediente per riempire il retaggio cristiano della vergogna: e la maschera è come una dichiarazione, un ennesimo atto anti-moda, dall’immediato effetto gender-bender e liberatorio. Bello, intelligente, ricco, accettato: nella società di oggi si impone la maschera ad ogni individuo, non gli si dà la libertà di essere se stesso fino in fondo. È una maschera falsificante, subdola, vigliacca. Il ruolo che conferisco alle mie maschere, invece, e l'uso che ne faccio, è assolutamente principale: è un atto di rifiuto per le maschere imposte, invisibili e mistificanti. Scelgo di immortalare delle opere d'arte per farci sentire più liberi. Scelgo di ritrarre maschere, per farci sentire ancora più individui”.
A questi lavori si affianca una installazione di piccole foto ovali, preziose come cammei, con espliciti riferimenti ad alcune opere Matisse esposte a Palazzo dei Diamanti (Un dialogo inventato con Matisse). In queste foto i modelli, pur bellissimi, mostrano tutte le loro piccole imperfezioni (fasciature, lividi, nei...): donne troppo grasse e donne troppo magre, ballerini con arti fasciati, fiori spettacolari ma che mostrano già i segni di una prossima decadenza...
Proprio il tema della natura morta, oltre a quello della figura, è stato oggetto di indagine per questo affascinante “dialogo inventato” tra Sabbagh e Matisse. “Ci sono sempre fiori per coloro che vogliono vederli”, ha scritto Matisse: questa frase dà il titolo a un raffinato video che rappresenta fiori di plastica che, compositivamente, evocano la forma di un cuore umano; la evocano a tal punto che pulsano all’unisono con i bip di un dispositivo che rileva la frequenza cardiaca.
“Come consuetudine della MLB home gallery - spiega la direttrice della galleria Maria Livia Brunelli - , da sempre interessata alla divulgazione dell’arte contemporanea anche tra i non addetti ai lavori, la mostra avrà una estensione nel tessuto urbano della città di Ferrara. Un video di grande suggestione sarà proiettato, venerdì 21 febbraio dalle 20 alle 23, nella Rotonda Foschini del Teatro Comunale, dove la magia della spettacolare piazzetta ellittica sarà arricchita da musiche e immagini che intendono evocare la forte fascinazione dell’arte orientale sull’opera di Matisse”.
Finger Food a cura di Laura Saetti