Orith Youdovich
a cura di Maria Livia Brunelli
a cura di Maria Livia Brunelli
Silenzi, orizzonti vuoti, presenze umane “assenti”. Ha inaugurato martedì 4 dicembre alle 19.30 presso gli Horti della Fasanara (via delle Vigne 34) una mostra di grande suggestione dedicata ai paesaggi di Michelangelo Antonioni. Ne è autrice è la fotografa israeliana Orith Youdovich, che vive e lavora tra Roma e Tel Aviv. La mostra, intitolata “COME DEVO VIVERE. Dialoghi visivi con il cinema di Michelangelo Antonioni”, curata da Maria Livia Brunelli, è realizzata in collaborazione con la MLB home gallery e con l’Associazione Michelangelo Antonioni.
Le fotografie sono state presentate a Ferrara in occasione del centenario della nascita del noto cineasta ferrarese, parallelamente alla presentazione presso la Biblioteca Ariostea, sempre martedì 4 dicembre 2012 alle 17, del volume Cosa Devo Guardare. Riflessioni critiche e fotografiche sui paesaggi di Michelangelo Antonioni (Postcart, 2012) firmato a due mani da Maurizio G. De Bonis, critico cinematografico e delle arti visive, e dalla stessa fotografa.
Libro e mostra fotografica, all’unisono, si interrogano sul paesaggio utilizzando come punto di riferimento la cinematografia di Antonioni. Si tratta di un affascinante percorso tra cinema e arti visive, tra misteriose inquadrature vuote, elementi naturali rarefatti e città deserte. Una decina di immagini fotografiche per un viaggio nel silenzio, in luoghi lontani e senza tempo, in cui si celano tracce di vita quasi invisibili.
In una condizione di crisi esistenziale, i paesaggi dei film del regista ferrarese diventano protagonisti, vere e proprie storie, racconti di luoghi esplorati da uomini che hanno lasciato le loro tracce su quella terra calpestata. Le fotografie di Orith Youdovich vogliono essere la dimostrazione di quelle impercettibili e misteriose presenze nascoste. Imparare a guardare e scoprire ciò che non si vede è l’invito che l’artista rivolge a tutti gli osservatori. Dopotutto chi impara a guardare, forse, impara anche a vivere: “Tu dici ‘Cosa devo guardare’. Io dico ‘Come devo vivere’. È la stessa cosa” (dialogo tratto da Deserto Rosso, 1964, di Michelangelo Antonioni).
L’artista fotografa così il deserto, l’orizzonte della periferia urbana, il parco cittadino: luoghi svuotati, privi di azione, in cui l’universo delle “assenze” riesce ad essere un mondo ben più prepotente di innumerevoli “presenze”. Ogni scatto racconta una storia: echi lontani, ombre sfuggenti, strade vuote di campagna in cui non passa nessuno, case silenziose, boschi e fabbriche in lontananza, immagini attraversate da persone senza volto, sospese nel tempo. Fotografie vuote ma piene di vita, che raccontano altre storie di vita in cui l’assenza sfida l’osservatore e il paesaggio restituisce lo sguardo a chi osserva.