Stefano W. Pasquini e Mustafa Sabbagh
a cura di Massimo Marchetti
a cura di Massimo Marchetti
"My Gem Or Lab Hell" è il titolo della doppia personale di Stefano W. Pasquini e Mustafa Sabbagh, a cura di Massimo Marchetti.
Solitamente tra una “gemma” e un “laboratorio infernale” non si danno opportunità di dialogo. Eppure questo accostamento di realtà estranee, da cui scaturisce l'effetto di un sottile ossimoro, trova una sua ragione d'essere proprio nel luogo che lo ospita, nelle lettere che ne compongono il nome e che si possono riconfigurare come gli elementi di un allestimento: il titolo non è altro che l'anagramma di MLB home gallery.
Il caso però, come insegna il dadaismo, è rivelatore. Difatti la stessa casa-galleria è a suo modo un ossimoro perché è evidente che la sfida per risolvere in un'unica identità il dualismo tra pubblico e privato si risolve in una realtà singolare, quella di un luogo edificato sul senso di accoglienza e sulla produzione di empatia. Nel visitatore la sensazione di accedere a qualcosa di prezioso come una gemma si sovrappone progressivamente, mostra dopo mostra, a quella di essere coinvolto in un dinamismo così incessante e pervasivo da farlo ritrovare ospite della mitologica fucina di Vulcano.
Dai primi anni duemila, i percorsi artistici di Stefano W. Pasquini e Mustafa Sabbagh hanno avuto occasione di incrociarsi in diverse mostre collettive e tra le pagine di una rivista d'arte, ma è questa la prima volta in cui si concretizza un confronto diretto tra poetiche per molti versi distanti che si accostano però nel carattere politico dello sguardo che lanciano sull'attualità. Da un lato il lavoro di Pasquini si presenta come una serie di gesti semplici e allo stesso tempo violenti che attraversano una pluralità di tecniche con spirito anarchico e provocatorio; dall'altro quello di Sabbagh si declina principalmente nella fotografia e nel video, dove l'intensa sofisticazione è funzionale a fare emergere la dimensione sovversiva e perturbante della fisicità. Il tema della casa-galleria, o meglio della specifica realtà della MLB home gallery che ha da poco tagliato il traguardo dei suoi primi dieci anni di attività, viene sviluppato da Pasquini e Sabbagh a partire dal dilemma tra quotidianità ed eccezionalità per arrivare a suscitare esiti inattesi.
Destabilizzando i registri espositivi consueti, i due artisti dissemineranno i propri lavori coinvolgendo spazi finora inutilizzati perché percepiti come riservati o inadatti. Pasquini, ispirato da ulteriori anagrammi ricavabili dal nome della galleria, interverrà direttamente sugli elementi che caratterizzano il versante domestico della home gallery, come il divano, il grande tavolo, le ante delle finestre. Una serie di assemblages e di stampe fotografiche su supporti insoliti scaturiranno quindi dalla contestualizzazione ironica di enunciati a prima vista assurdi: immagini divulgate da Google, snapshot scartabili, scansioni poco ortodosse di dettagli architettonici e umani, tutte tracce della memoria di questo luogo e delle persone che vi transitano con le quali si “esporrà” la confluenza tra vita familiare e attività lavorativa in un groviglio di capovolgimenti e duplicazioni. Sabbagh presenterà invece una nuova versione installativa del ciclo di video anthro_pop_gonia, in cui alcuni miti greci sono stati detronizzati dalla loro dimensione divina per essere abbassati a interpretare, imprigionati nella trama dei pixel, la prosa umana dei vizi contemporanei. Dei e semidei verranno quindi convocati a un simposio che si frantuma nei vari ambienti della casa-galleria evocando il sapore di un ineluttabile rito di famiglia. A questa installazione Sabbagh affiancherà una coppia di stampe fotografiche del ciclo sub limen, di cui una consegnata alla libera rielaborazione di Pasquini, un lavoro dalla paternità circolare e volutamente ambigua che racchiude in sé l'operazione deviante messa in atto dai due artisti.
Abbattendo le quinte che separano le due sfere, ecco che la casa-galleria si mostrerà contemporaneamente, e con disinvoltura, preziosa come un gioiello e vorticosa come un laboratorio, per interrogare sia i visitatori che i suoi abitanti.