Pierpaolo Curti - Ferrara

Coltiviamo i cervelli italiani, installazione di Pierpaolo Curti sul tema della fuga dei cervelli all’estero a cura di Maria Livia Brunelli (Ferrara, Giardino del Liceo Classico “L. Ariosto”).

Dal 3/10/2009 al 18/10/2009, in concomitanza con il Festival “Internazionale a Ferrara” e la Giornata del Contemporaneo di AMACI.

 

Cose strane continuano a spuntare a Ferrara. Sembrano cavoli, ma non proprio, e poi, in centro? Ma a ben vedere sembrano cervelli. Piantati in fila sono strani, ma se notiamo che questo è il giardino di una scuola, il Liceo Ariosto, allora qualcosa comincia a tornare: qui si coltivano cervelli, e li coltiviamo talmente bene che spesso li esportiamo (o ce li rubano!).
Ecco alcune delle molte letture che quest’opera propone: il bello dell’arte contemporanea è che non è univoca, ci sono molte chiavi e si può scegliere quella che si preferisce.
L’installazione di Pierpaolo Curti fa pensare: cosa significano questi ibridi tra cavolfiori e cervelli, allineati in file ordinate e parallele, come un campo di “vegetali pensanti” coltivati da un diligente contadino?

“Cercando un’opera adatta per il Festival ‘Internazionale a Ferrara’ -spiega Maria Livia Brunelli, curatrice dell’installazione- non ho avuto esitazioni nello scegliere questa, perché nasce da alcune riflessioni riguardanti problematiche attuali che il Festival aiuta a evidenziare.
Questo evento convoglia nel primo weekend di ottobre ‘cervelli’ da tutte le parti del mondo che discutono insieme di problemi socio-politici di rilevanza internazionale. Ciò avviene in un’Italia che soffre di un male evidente, quello di non riuscire a trattenere le sue migliori menti, che spesso fuggono all’estero. Da qui l’idea di Curti di coltivare i cervelli, e di farlo nel giardino di una scuola, il luogo in cui si coltivano i cervelli per antonomasia.
“Mentre progettavo quest’installazione -spiega l’artista- mi sono passate per la testa molte cose, dagli organismi geneticamente modificati, alla pratica di finzione o virtualità che l’opera possiede, per finire con l’idea che forse un giorno, agendo sul genoma, la scienza potrebbe generare intelletto puro. E se la terra stesse pensando? Quale visione avrebbe di chi la calpesta e organizza? Spero, per questi e altri motivi, di aver ideato un’opera simbolica, non chiusa, che possa scatenare nel fruitore un momento di black out visivo ma necessario”.

Fondamentale per la realizzazione dell’installazione è stata la collaborazione del Liceo Ariosto e di Archè Associazione Culturale Nereo Alfieri: coordinati da Silvana Onofri, i soci di Archè e numerosi studenti dell’istituto hanno partecipato con entusiasmo a un laboratorio didattico della durata di due giorni, durante il quale l’artista ha illustrato tutte le fasi di realizzazione dell’installazione, a cui hanno preso parte attivamente armati di vanghe e badili. E infine sì, può anche essere una cavolata, ma fa pensare fuori dagli schemi e questo è il concime dei cervelli…

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