Le sorprendenti opere del duo artistico Bertozzi & Casoni sono attualmente protagoniste della mostra temporanea al Labirinto della Masone, Non è quel che sembra, un viaggio emozionante all’interno della collezione di Franco Maria Ricci che invita a riflettere sulla complessa relazione tra uomo e ambiente. Maestri indiscussi della ceramica contemporanea, Bertozzi & Casoni sono celebri a livello internazionale per le loro sculture iperrealistiche, che sfidano la percezione e raccontano con ironia e profondità la nostra società e le sue contraddizioni. Seducenti e perturbanti, i vassoi di avanzi e le buchette della posta abbandonate ci invitano a indugiare nell’osservazione dei minimi particolari senza smettere mai di stupirci.
Anche i recentissimi disegni su carta di Marcello Carrà invitano allo “svelamento”: solo se li si osserva da vicino appaiono in tutta la loro potenza, perché quelli che sembrano semplici chiaroscuri sono in realtà testi letterari scritti a mano con incredibile meticolosità. Da Seneca a Galileo Galilei e Primo Levi, queste opere evocative e raffinate richiamano la calligrafia orientale, unendo concettualità e una straordinaria abilità disegnativa.
Le serie fotografiche di Anna Di Prospero appartengono a due serie che reinterpretano artisti del passato e al progetto fotografico Beyond the Visibile, tuttora in corso, cui appartengono i lavori più sperimentali e introspettivi della produzione dell’artista. L’andare oltre il visibile si manifesta attraverso una gamma di luce non nitida, come sospesa, calda e rilassante, ma anche capace di mostrare la tensione, l’agitarsi dei nostri pensieri e sentimenti. Una patina che accarezza e fa affiorare con gentilezza e comprensione la complessità del nostro mondo interiore. Le due serie esposte sono ispirate entrambe a due pellicole cinematografiche, evocando un dialogo tra microcosmo e macrocosmo e una riflessione sull’impetuosità dell’amore.
Le opere di Simona Ghizzoni sono l’appassionato diario di una connessione con le sue radici, indagini fotografiche su scenari naturali non contaminati dalla presenza umana, alla ricerca della dimensione del “selvatico”. Realizzate la sera o durante le prime luci del mattino, quando tutto sembra sospeso, possiedono una carica immersiva e panica potente, tanto che pare di avvertire gli aromi del sottobosco, lo scrosciare dell’acqua dei torrenti, l’umidità impalpabile della foschia. La presenza dell’ombra è importante perché dove ci sono dei neri profondi c’è anche qualcosa che non si può vedere, ma che si può immaginare, e che suggerisce un’estetica interpretativa.