LA CASALINGA MANNARA
il lato oscuro del femminile
a cura di Maria Livia Brunelli
31 marzo-9 aprile 2017
inaugurazione venerdì 31 marzo dalle 18 alle 22
Il Lazzaretto, Via Lazzaretto 15, Milano
Una piacevole sorpresa per chi ha apprezzato i nostri artisti all’ultima fiera di Milano: in occasione del MIART e del “Salone del Mobile”, inaugureremo una splendida mostra sul tema della femminilità dal titolo “La casalinga mannara”, prendendo spunto da un’opera di una recentissima new entry in galleria, Barbara Capponi. Oltre a lei esporranno Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Alfred Drago Rens e Stefano Scheda.
LA MLB Maria Livia Brunelli, ospite della associazione culturale Il Lazzaretto, in questa trasferta milanese presenta le opere di cinque artisti legati da una ricerca sul tema del femminile. Quest’anno il tema della attivissima associazione milanese è il femminile inteso “come dimensione generativa e creativa, che riguarda sia gli uomini che le donne”, nella convinzione che “nella nostra cultura il femminile è sempre stato associato a idee di passività e irrazionalità e, quindi, bollato come negativo e perdente: la mostra, a partire da questa riflessione, si interroga sui modi e le possibilità di rivalutare il femminile come il modello più adeguato per affrontare gli scenari dei nostri tempi. Tempi che, essendo in continuo mutamento, richiedono flessibilità, ascolto, capacità di adattarsi, creatività, e ci obbligano a stare profondamente a contatto con la nostra parte emotiva”.
A partire da queste riflessioni, Silvia Camporesi indaga figure di donne “allo stato nascente”, donne “non pronte per essere viste”, tra lo stato del sonno e quello dell’abbandono, perché, come dice Rilke, “Nasciamo per così dire provvisoriamente da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, e ogni giorno più definitivamente”.
Anna Di Prospero, celebre per il fortunato scatto che la ritrae con la madre, esposto in mostra alla Triennale di Milano, presenta in questo occasione parte della serie Self-portrait with my family, nata dal desiderio dell’artista di sviluppare una ricerca sui suoi legami più intimi. In ogni immagine ha analizzato il rapporto familiare lasciando che si trasformasse in fonte ispiratrice. La parte più importante di questo lavoro è stata per lei il coinvolgimento ottenuto durante gli scatti, grazie al quale ha scoperto aspetti sconosciuti dei suoi familiari.
Barbara Capponi presenta invece una serie di “Retablos”: sono piccoli presepi che prendono il nome da quelli latinoamericani e raccontano storie a metà tra il fumetto, il romanzo, e gli episodi di Lost. Protagoniste di questi piccoli haiku in scatola, tra il divertente e il malinconico, sono tutte donne, la cui eterogenea tipologia rappresenta la varietà del genere femminile: si va dalla simpaticissima “casalinga mannara”, alla donna che ha paura del primo appuntamento, a quella che per crescere ha bisogno di “acqua, aria, terra, sole e un po’ di chiar di luna”, nella convinzione che la vicinanza con le forze della natura riconnetta le donne con il loro potere.
Per Stefano Scheda il corpo è di per sé un ritratto: conserva la sua unicità, senza acquisire lo stesso valore iconico del volto che continua comunque a dominare come segno di unicità nel codice sociale. L’artista ha voluto produrre una sorta di opera aperta, una scultura fotografica: differenti fogli di carta comune vengono sovrapposti, arrotolati/srotolati, aleatoriamente, come scampoli di pelle a diverse altezze. L’opera presentata è solo una delle combinazioni possibili perché un diverso posizionamento dei rotoli può dar vita a possibilità di nuove icone. Il lavoro è lasciato volutamente precario, quasi scorrevole, anche a sottolineare la labilità del tempo in cui viene eseguito ogni impossibile ritratto: "quel che ci ritrae, si ritrae" per effetto del tempo. Un attimo dopo, siamo diversi. In questo lavoro la donna crea una ibridazione integrandosi con la parte maschile, diventando più combattiva attraverso questo rapporto dialettico.
Alfred Drago Rens da lungo tempo si confronta col tema del suo femminile, della paura e della verità. In un primo progetto, detto “delle cento mani” o “Apollo e Dafne”, ritraeva fotograficamente con la mano destra (il maschile aggressore) la propria mano sinistra (il femminile in fuga), mentre si trasformava in fiore o pianta. Un tentativo di proteggere una parte di sé che sentiva in pericolo e non ancora pronta ad affrontare la propria severità borghese e maschilista: una pausa meditativa e vegetativa. Oggi, lavorando su vecchi ritratti scovati nei mercatini, dove non si utilizzava photoshop per raccontare bugie, ridà vita a quel corpo nascosto, liberato dal legno e dalla memoria, restituendogli volume, energia e ironia. Lavorando in maniera scultorea con la carta, fa emergere la tridimensionalità e il colore di certi particolari, creando curiose narrazioni: nascono così immagini seducenti e ironiche, accattivanti e sinuose, che diventano inni alla femminilità dal sapore un po’ nostalgico, e per questo ancora più intriganti.
Da venerdì 31 marzo al 9 aprile,
presso lo spazio “Il Lazzaretto”
Via Lazzaretto 15, zona Porta Venezia
Da lunedì a venerdì dalle 10 alle 16:30
sabato e domenica dalle 16:30 alle 20 su appuntamento
per info: 3314089660, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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