Nasce a Milano nel 1966 e studia al liceo classico e poi Filosofia.
Lavora per anni in una delle più importanti agenzie internazionali di pubblicità, prima a Milano e poi a Roma, creando personaggi e campagne di grande successo, come il camaleonte Carletto. Affianca sempre al lavoro per le grandi aziende quello per le associazioni no profit e progetti artistici come la collaborazione con il gruppo milanese Elio e le Storie Tese.
Nel 1995 partecipa alla collettiva Campagna d’Italia curata da Achille Bonito Oliva al Palazzo delle Esposizioni a Roma, con un’opera sul tema del doppio. Nel 1996 pubblica presso Baldini&Castoldi Double-Face, un libro fotografico sullo stesso soggetto.
Il lavoro in comunicazione le permette di collaborare con grandi talenti – dai puppeteers di Jim Henson’s Creature Shop a registi, direttori della fotografia e scenografi premi Oscar. Malgrado questo aspetto la appassioni e le insegni sempre qualcosa, il fine ultimo della pubblicità, in cui non si riconosce, costituisce per lei un problema che si risolve in un graduale allontanamento.
Nel 2014 inizia quindi a dedicarsi a tempo pieno a una propria ricerca espressiva che coniughi le competenza maturate fino ad allora a un obiettivo etico. “Dopo tanti anni passati a inventare idee per promuovere cose voglio inventare cose per promuovere le idee in cui credo”.
Nel 2014 espone per la prima volta a Milano, nell’ambito del Fuorisalone, i suoi Retablos, ispirati a quelli della tradizione sudamericana, ma con una differenza sostanziale: un titolo, inciso sull’esterno del diorama, che è parte integrante dell’opera.
All’interno delle piccole teche, scene tridimensionali che fermano per sempre un istante, un momento topico, un incontro che cambia la vita, un evento drammatico messo a fuoco dal titolo - a volte poetico, quasi sempre ironico.
Dal 2017 ai Retablos si aggiungono le fotografie scattate ai suoi piccoli personaggi ambientati nella natura. Seguono altri lavori realizzati con tecniche miste, dove la parola ha sempre un’importanza fondamentale.
La relazione tra l’uomo e il resto della natura, la vita come arte dell’incontro, la bellezza e la ferocia del mondo, l’attenzione per le storie, l’anima universale sono alcuni dei temi pesanti, a volte pesantissimi, che cerca di trattare con leggerezza.
NEL PAESE DELLA MERAVIGLIA
Viaggio fantastico tra il micro e il macro
a cura di Maria Livia Brunelli e Stefano Mazzotti
La meraviglia dell’uomo di fronte alla natura e agli animali rivive nelle opere di due artisti, Barbara Capponi e Marcello Carrà, che ricreano con strumenti diversi due universi di dimensioni micro e macroscopiche, due mondi “distinti ma non distanti”, anzi intimamente legati da quello stesso senso di stupore che le diverse manifestazioni della vita sul pianeta hanno sempre creato nell’uomo.
I Retablos di Barbara Capponi nascono per lo sguardo bambino: sono micro mondi dentro scatole magiche, minuscoli diorami fulminati da un titolo, piccole macchine che generano stupore Per l’artista la meraviglia è legata a tre dimensioni, che considera “parchi naturali dell’anima”: la tra poesia, gioco e umorismo. I Retablos sembrano parenti dei giocattoli – piccoli, colorati, attraenti – e, malgrado in genere trattino temi molto seri, lo fanno in un modo che piace molto ai bambini e anche alla parte bambina dentro le persone grandi.
Marcello Carrà affronta il tema della meraviglia affidandosi ai pensieri di un bambino, capace di essere totalmente convincente e in grado di aprire gli occhi e la mente dei “grandi". L’artista presenta una serie di sculture di animali unite a disegni e testi a penna biro scritti sulle pagine di un quaderno delle elementari, oltre a un impressionante disegno di una cavalletta su un unico foglio di 8 metri, insetto scelto come esponente di un microcosmo di cui l’uomo ha ben poca considerazione, ma che nella sua rappresentazione macroscopica evidenzia la complessità delle forme e delle potenzialità della natura.
La mostra è organizzata in collaborazione con la MLB Gallery, è visitabile dal 20 giugno al 20 ottobre tutti i giorni dal martedì alla domenica dalle 9 alle 18 ed è compresa nel percorso del museo, senza costi aggiuntivi.
LA CASALINGA MANNARA
il lato oscuro del femminile
a cura di Maria Livia Brunelli
31 marzo-9 aprile 2017
inaugurazione venerdì 31 marzo dalle 18 alle 22
Il Lazzaretto, Via Lazzaretto 15, Milano
Una piacevole sorpresa per chi ha apprezzato i nostri artisti all’ultima fiera di Milano: in occasione del MIART e del “Salone del Mobile”, inaugureremo una splendida mostra sul tema della femminilità dal titolo “La casalinga mannara”, prendendo spunto da un’opera di una recentissima new entry in galleria, Barbara Capponi. Oltre a lei esporranno Silvia Camporesi, Anna Di Prospero, Alfred Drago Rens e Stefano Scheda.
LA MLB Maria Livia Brunelli, ospite della associazione culturale Il Lazzaretto, in questa trasferta milanese presenta le opere di cinque artisti legati da una ricerca sul tema del femminile. Quest’anno il tema della attivissima associazione milanese è il femminile inteso “come dimensione generativa e creativa, che riguarda sia gli uomini che le donne”, nella convinzione che “nella nostra cultura il femminile è sempre stato associato a idee di passività e irrazionalità e, quindi, bollato come negativo e perdente: la mostra, a partire da questa riflessione, si interroga sui modi e le possibilità di rivalutare il femminile come il modello più adeguato per affrontare gli scenari dei nostri tempi. Tempi che, essendo in continuo mutamento, richiedono flessibilità, ascolto, capacità di adattarsi, creatività, e ci obbligano a stare profondamente a contatto con la nostra parte emotiva”.
A partire da queste riflessioni, Silvia Camporesi indaga figure di donne “allo stato nascente”, donne “non pronte per essere viste”, tra lo stato del sonno e quello dell’abbandono, perché, come dice Rilke, “Nasciamo per così dire provvisoriamente da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, e ogni giorno più definitivamente”.
Anna Di Prospero, celebre per il fortunato scatto che la ritrae con la madre, esposto in mostra alla Triennale di Milano, presenta in questo occasione parte della serie Self-portrait with my family, nata dal desiderio dell’artista di sviluppare una ricerca sui suoi legami più intimi. In ogni immagine ha analizzato il rapporto familiare lasciando che si trasformasse in fonte ispiratrice. La parte più importante di questo lavoro è stata per lei il coinvolgimento ottenuto durante gli scatti, grazie al quale ha scoperto aspetti sconosciuti dei suoi familiari.
Barbara Capponi presenta invece una serie di “Retablos”: sono piccoli presepi che prendono il nome da quelli latinoamericani e raccontano storie a metà tra il fumetto, il romanzo, e gli episodi di Lost. Protagoniste di questi piccoli haiku in scatola, tra il divertente e il malinconico, sono tutte donne, la cui eterogenea tipologia rappresenta la varietà del genere femminile: si va dalla simpaticissima “casalinga mannara”, alla donna che ha paura del primo appuntamento, a quella che per crescere ha bisogno di “acqua, aria, terra, sole e un po’ di chiar di luna”, nella convinzione che la vicinanza con le forze della natura riconnetta le donne con il loro potere.
Per Stefano Scheda il corpo è di per sé un ritratto: conserva la sua unicità, senza acquisire lo stesso valore iconico del volto che continua comunque a dominare come segno di unicità nel codice sociale. L’artista ha voluto produrre una sorta di opera aperta, una scultura fotografica: differenti fogli di carta comune vengono sovrapposti, arrotolati/srotolati, aleatoriamente, come scampoli di pelle a diverse altezze. L’opera presentata è solo una delle combinazioni possibili perché un diverso posizionamento dei rotoli può dar vita a possibilità di nuove icone. Il lavoro è lasciato volutamente precario, quasi scorrevole, anche a sottolineare la labilità del tempo in cui viene eseguito ogni impossibile ritratto: "quel che ci ritrae, si ritrae" per effetto del tempo. Un attimo dopo, siamo diversi. In questo lavoro la donna crea una ibridazione integrandosi con la parte maschile, diventando più combattiva attraverso questo rapporto dialettico.
Alfred Drago Rens da lungo tempo si confronta col tema del suo femminile, della paura e della verità. In un primo progetto, detto “delle cento mani” o “Apollo e Dafne”, ritraeva fotograficamente con la mano destra (il maschile aggressore) la propria mano sinistra (il femminile in fuga), mentre si trasformava in fiore o pianta. Un tentativo di proteggere una parte di sé che sentiva in pericolo e non ancora pronta ad affrontare la propria severità borghese e maschilista: una pausa meditativa e vegetativa. Oggi, lavorando su vecchi ritratti scovati nei mercatini, dove non si utilizzava photoshop per raccontare bugie, ridà vita a quel corpo nascosto, liberato dal legno e dalla memoria, restituendogli volume, energia e ironia. Lavorando in maniera scultorea con la carta, fa emergere la tridimensionalità e il colore di certi particolari, creando curiose narrazioni: nascono così immagini seducenti e ironiche, accattivanti e sinuose, che diventano inni alla femminilità dal sapore un po’ nostalgico, e per questo ancora più intriganti.
Da venerdì 31 marzo al 9 aprile,
presso lo spazio “Il Lazzaretto”
Via Lazzaretto 15, zona Porta Venezia
Da lunedì a venerdì dalle 10 alle 16:30
sabato e domenica dalle 16:30 alle 20 su appuntamento
per info: 3314089660, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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