MORTALIA DEMENT.
La MLB a Palazzo Martinengo per la Biennale di Venezia
La MLB Maria Livia Brunelli Gallery (Ferrara, Porto Cervo) espone in occasione della Biennale di Venezia in una location spettacolare, Palazzo Martinengo nel sestriere di Dorsoduro, già dimora di famiglia del pittore Mariano Fortuny, dove l’artista visse ed ebbe il suo atelier dal 1889 al 1899, data in cui acquistò il Palazzo Pesaro Orfei, l'attuale Museo Fortuny. Trasferitosi da Parigi, dove la sua famiglia frequentava un ambiente creativo internazionale, a Venezia Fortuny trovò sollievo da allergie e asma. Divenne un noto pittore, fotografo, scenografo ed esperto di tessuti, e fece del suo palazzo un museo ricco di collezioni di ceramiche, armature, stoffe, tappeti, dipinti e incisioni, come testimoniano le foto d'epoca. Questo affascinante ex atelier diventa ora sede della MLB Maria Livia Brunelli Gallery dal 7 maggio al 21 maggio, e per la prima volta viene aperto al pubblico.
I tre saloni che si affacciano sul Canal Grande ospitano le opere e le installazioni di diversi artisti, da alcuni tra i più riconosciuti nomi del mondo dell’arte a giovani talenti emergenti di respiro internazionale.
Le straordinarie light boxes di Hiroyuki Masuyama dedicate alle quattro stagioni emergono dalla penombra riempiendo la sala di sorprendenti cromie floreali: l’artista ha fotografato lo stesso luogo per un’intera stagione ogni giorno, per poi sovrapporre digitalmente tutte le immagini. Le fotografie luminose sono pertanto il frutto di una sovrapposizione di centinaia di fotografie digitali, un lavoro di grande meticolosità ispirato alle stagioni della natura e al trascorrere del tempo. Masuyama espone in parallelo nella mostra “After J.M.W. Turner 1834–2019”, organizzata da Studio La Città nel nuovo spazio GAD-Giudecca Art District sull’isola della Giudecca.
Una spettacolare natura morta di Hans Op de Beeck, in grigio monocromatico, accoglie il visitatore a una simbolica cena nel salone principale che si affaccia sul Canal Grande: una allusione ai classici dipinti di vanitas seicenteschi, con piante, bottiglie, frutta, teschi, ma anche sigarette, telefoni cellulari e candelabri, in una sapiente contaminazione di attualità e classicità. Le versioni scultoree dell'arte del tassidermista formano composizioni unite che rappresentano il nostro ambiente attuale, certamente, ma funzionano anche come "memento mori", ricordandoci la natura transitoria dell'esistenza umana.
Bertozzi & Casoni presentano raffinate opere in ceramica che esprimono il senso della caducità con incredibile realismo. I soggetti, spesso antiestetici o improbabili, destabilizzano il giudizio per la preziosità del materiale e l’indubbia maestria della loro fattura. Il grande mandala azzurro “Waiting” è composto da cassette del pronto soccorso che, aperte, svelano una volta celeste percorsa da chiocciole, simbolo fin dall’antichità di armonia e resurrezione, mentre un barile di petrolio con un’averla maggiore posata sul bordo diventa un concetto rovesciato di ready made, un oggetto di scarto che preso dal reale e realizzato in ceramica assume la valenza di oggetto estetico.
L’accumulo di ossa chiamato “Meravigliossobello” sulla cui sommità è posto un cranio di Big Horn è idealmente un memento mori che tende la mano all’usanza che esiste ancora in alcune zone d’Italia dove tradizionalmente si puliscono le ossa degli avi creando un contatto con loro per esorcizzare la paura della morte.
Ketty Tagliatti ed Elisa Leonini hanno composto una grandiosa installazione site specific a forma di rosa disseminando direttamente sulla parete centinaia di cosmetici femminili anti-età ricoperti tutti con infinita pazienza di filo rosso. L’opera, che ha richiesto alle artiste dieci anni di lavoro, allude alla delicata fase della menopausa esorcizzando, attraverso la ripetitività del gesto performativo ossessivo, la paura delle donne di “sfiorire”. L’unione dei punti rossi composti da questi oggetti crea la visione dei petali della rosa, rappresentata nel momento della massima fioritura, che precede il suo appassimento. Lo stesso concetto si ritrova nell’incredibile arazzo di Ketty Tagliatti che svela una camelia composta da migliaia di spilli sapientemente intrecciati tra loro in modo da sollevare la tela e creare le volute del fiore: allusione alla pazienza dell’universo femminile, capace di trasformare in bellezza anche un accumulo insidioso di spilli. Un’arte, quella di Ketty Tagliatti, che parte da matrici spazialiste per addentrarsi poi nel terreno della performance, tanto che l’artista accompagna la lenta realizzazione dei suoi lavori con silenziose litanie legate alla sua infanzia.
Infine Matteo Valerio, trentenne “new talent” della prestigiosa Saint Martins di Londra, rappresentato in Italia dalla MLB, ha realizzato appositamente installazioni e sculture in tessuto da lui cucite a mano e colorate con tinture vegetali ispirate ai fiori che anticamente venivano utilizzati per creare i colori a olio dei dipinti veneziani. Un omaggio all’epoca di costruzione del palazzo che ospita la mostra, che venne acquistato dalla nonna dell'attuale proprietaria, la Contessa Ina Nani Mocenigo. È stata proprio lei a suggerire il titolo dell’esposizione, "Mortalia Dement", motto della famiglia Mocenigo. La Marchesa Maria Giuseppina Sordi ha scritto per l'occasione un testo di presentazione della mostra che illustra lo stretto legame tra le opere esposte e il motto di famiglia collegato alla storia del palazzo.
I lavori degli artisti hanno come fil rouge il tema del memento mori legato alla componente vegetale e floreale, ma anche quello della bellezza di ogni stagione della vita, perchè, come sosteneva Gabriele d'Annunzio, che frequentava gli stessi ambienti di Mariano Fortuny in quegli anni, "la rosa che sta per sfiorire sprigiona al massimo la sua intensità e bellezza". Proprio la rosa è uno dei simboli della mostra: un lato si ricollega alla storia di Venezia, dall’altro era il fiore preferito di Peggy Guggenheim, in omaggio ai due palazzi più significativi della storia dell’arte veneziana vicini a Palazzo Martinengo, la Galleria di Palazzo Cini e la Collezione Peggy Guggenheim.
La mostra si avvale della preziosa collaborazione delle gallerie Studio La Città (Verona), Galleria Continua (San Gimignano, Beijing, Les Moulins, Habana) e del noto collezionista e gallerista Gian Enzo Sperone (Svizzera); inaugura con una preview su invito il 7 maggio alle 18 (anteprima per la stampa con brunch alle 13) e resterà aperta tutti i giorni fino al 21 maggio dalle 15 alle 19 o su appuntamento. Dal 7 al 14 maggio il salone principale del palazzo che si affaccia sul Canal Grande ospiterà sette cene riservate solo a sette persone che saranno invitate a partecipare a una performance culinaria in cui gli chef interpreteranno, attraverso piccole e raffinate sculture edibili, le opere degli artisti esposti (per info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
MORTALIA DEMENT.
La MLB a Palazzo Martinengo per la Biennale di Venezia
La MLB Maria Livia Brunelli Gallery (Ferrara, Porto Cervo) espone in occasione della Biennale di Venezia in una location spettacolare, Palazzo Martinengo nel sestriere di Dorsoduro, già dimora di famiglia del pittore Mariano Fortuny, dove l’artista visse ed ebbe il suo atelier dal 1889 al 1899, data in cui acquistò il Palazzo Pesaro Orfei, l'attuale Museo Fortuny. Trasferitosi da Parigi, dove la sua famiglia frequentava un ambiente creativo internazionale, a Venezia Fortuny trovò sollievo da allergie e asma. Divenne un noto pittore, fotografo, scenografo ed esperto di tessuti, e fece del suo palazzo un museo ricco di collezioni di ceramiche, armature, stoffe, tappeti, dipinti e incisioni, come testimoniano le foto d'epoca. Questo affascinante ex atelier diventa ora sede della MLB Maria Livia Brunelli Gallery dal 7 maggio al 21 maggio, e per la prima volta viene aperto al pubblico.
I tre saloni che si affacciano sul Canal Grande ospitano le opere e le installazioni di diversi artisti, da alcuni tra i più riconosciuti nomi del mondo dell’arte a giovani talenti emergenti di respiro internazionale.
Le straordinarie light boxes di Hiroyuki Masuyama dedicate alle quattro stagioni emergono dalla penombra riempiendo la sala di sorprendenti cromie floreali: l’artista ha fotografato lo stesso luogo per un’intera stagione ogni giorno, per poi sovrapporre digitalmente tutte le immagini. Le fotografie luminose sono pertanto il frutto di una sovrapposizione di centinaia di fotografie digitali, un lavoro di grande meticolosità ispirato alle stagioni della natura e al trascorrere del tempo. Masuyama espone in parallelo nella mostra “After J.M.W. Turner 1834–2019”, organizzata da Studio La Città nel nuovo spazio GAD-Giudecca Art District sull’isola della Giudecca.
Una spettacolare natura morta di Hans Op de Beeck, in grigio monocromatico, accoglie il visitatore a una simbolica cena nel salone principale che si affaccia sul Canal Grande: una allusione ai classici dipinti di vanitas seicenteschi, con piante, bottiglie, frutta, teschi, ma anche sigarette, telefoni cellulari e candelabri, in una sapiente contaminazione di attualità e classicità. Le versioni scultoree dell'arte del tassidermista formano composizioni unite che rappresentano il nostro ambiente attuale, certamente, ma funzionano anche come "memento mori", ricordandoci la natura transitoria dell'esistenza umana.
Bertozzi & Casoni presentano raffinate opere in ceramica che esprimono il senso della caducità con incredibile realismo. I soggetti, spesso antiestetici o improbabili, destabilizzano il giudizio per la preziosità del materiale e l’indubbia maestria della loro fattura. Il grande mandala azzurro “Waiting” è composto da cassette del pronto soccorso che, aperte, svelano una volta celeste percorsa da chiocciole, simbolo fin dall’antichità di armonia e resurrezione, mentre un barile di petrolio con un’averla maggiore posata sul bordo diventa un concetto rovesciato di ready made, un oggetto di scarto che preso dal reale e realizzato in ceramica assume la valenza di oggetto estetico.
L’accumulo di ossa chiamato “Meravigliossobello” sulla cui sommità è posto un cranio di Big Horn è idealmente un memento mori che tende la mano all’usanza che esiste ancora in alcune zone d’Italia dove tradizionalmente si puliscono le ossa degli avi creando un contatto con loro per esorcizzare la paura della morte.
Ketty Tagliatti ed Elisa Leonini hanno composto una grandiosa installazione site specific a forma di rosa disseminando direttamente sulla parete centinaia di cosmetici femminili anti-età ricoperti tutti con infinita pazienza di filo rosso. L’opera, che ha richiesto alle artiste dieci anni di lavoro, allude alla delicata fase della menopausa esorcizzando, attraverso la ripetitività del gesto performativo ossessivo, la paura delle donne di “sfiorire”. L’unione dei punti rossi composti da questi oggetti crea la visione dei petali della rosa, rappresentata nel momento della massima fioritura, che precede il suo appassimento. Lo stesso concetto si ritrova nell’incredibile arazzo di Ketty Tagliatti che svela una camelia composta da migliaia di spilli sapientemente intrecciati tra loro in modo da sollevare la tela e creare le volute del fiore: allusione alla pazienza dell’universo femminile, capace di trasformare in bellezza anche un accumulo insidioso di spilli. Un’arte, quella di Ketty Tagliatti, che parte da matrici spazialiste per addentrarsi poi nel terreno della performance, tanto che l’artista accompagna la lenta realizzazione dei suoi lavori con silenziose litanie legate alla sua infanzia.
Infine Matteo Valerio, trentenne “new talent” della prestigiosa Saint Martins di Londra, rappresentato in Italia dalla MLB, ha realizzato appositamente installazioni e sculture in tessuto da lui cucite a mano e colorate con tinture vegetali ispirate ai fiori che anticamente venivano utilizzati per creare i colori a olio dei dipinti veneziani. Un omaggio all’epoca di costruzione del palazzo che ospita la mostra, che venne acquistato dalla nonna dell'attuale proprietaria, la Contessa Ina Nani Mocenigo. È stata proprio lei a suggerire il titolo dell’esposizione, "Mortalia Dement", motto della famiglia Mocenigo. La Marchesa Maria Giuseppina Sordi ha scritto per l'occasione un testo di presentazione della mostra che illustra lo stretto legame tra le opere esposte e il motto di famiglia collegato alla storia del palazzo.
I lavori degli artisti hanno come fil rouge il tema del memento mori legato alla componente vegetale e floreale, ma anche quello della bellezza di ogni stagione della vita, perchè, come sosteneva Gabriele d'Annunzio, che frequentava gli stessi ambienti di Mariano Fortuny in quegli anni, "la rosa che sta per sfiorire sprigiona al massimo la sua intensità e bellezza". Proprio la rosa è uno dei simboli della mostra: un lato si ricollega alla storia di Venezia, dall’altro era il fiore preferito di Peggy Guggenheim, in omaggio ai due palazzi più significativi della storia dell’arte veneziana vicini a Palazzo Martinengo, la Galleria di Palazzo Cini e la Collezione Peggy Guggenheim.
La mostra si avvale della preziosa collaborazione delle gallerie Studio La Città (Verona), Galleria Continua (San Gimignano, Beijing, Les Moulins, Habana) e del noto collezionista e gallerista Gian Enzo Sperone (Svizzera); inaugura con una preview su invito il 7 maggio alle 18 (anteprima per la stampa con brunch alle 13) e resterà aperta tutti i giorni fino al 21 maggio dalle 15 alle 19 o su appuntamento. Dal 7 al 14 maggio il salone principale del palazzo che si affaccia sul Canal Grande ospiterà sette cene riservate solo a sette persone che saranno invitate a partecipare a una performance culinaria in cui gli chef interpreteranno, attraverso piccole e raffinate sculture edibili, le opere degli artisti esposti (per info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Anna di Prospero. DIVINE. Omaggio a Giovanni Boldini.
a cura di Angela Madesani
Venerdì 15 febbraio 2019 alle 17
MLB Maria Livia Brunelli
corso Ercole d'Este, 3 - Ferrara
La MLB Maria Livia Brunelli Gallery (Ferrara-Porto Cervo) ha invitato Anna Di Prospero a realizzare una serie di opere site specific ispirate alla mostra che inaugura al Palazzo dei Diamanti il 15 febbraio 2019, "Giovanni Boldini e la moda". La giovane artista romana, formatasi a New York, ha ideato un progetto di grande suggestione e raffinata poesia che rivisita il mondo di Boldini e si focalizza in particolare sulle donne da lui dipinte, nobili ed effervescenti, che l'artista descrive come "sicure di sé, forti e determinate".
"Boldini sapeva riprodurre la sensazione folgorante che le donne sentivano di suscitare quand’erano viste nei loro momenti migliori." Con queste parole Cecil Beaton, tra i primi e più celebri fotografi di moda del Novecento, sanciva il talento del pittore ferrarese nel ritrarre la voluttuosa eleganza delle élite cosmopolite della Belle Époque, nel saper celebrare le loro ambizioni e il loro raffinato narcisismo.
"Dai ritratti di Boldini emergono le personalità stesse dei soggetti - sostiene Anna Di Prospero- : ogni tela è uno studio della donna e una rappresentazione del suo essere. Nelle mie fotografie viene meno questa individualità e caratterizzazione; il tema centrale non è la raffigurazione di una singola donna ma un ritratto corale, introspettivo e sospeso dell'universo femminile. Gli elementi che ho estrapolato e reinterpretato dalle opere di Boldini sono le pose e le gestualità armoniose, gli abiti eleganti ma senza tempo, mentre l'aspetto 'elettrico' delle sue pennellate viene evocato da una nebbia sfuggente e sospesa, che avvolge tutte i soggetti".
Scrive con acuta finezza Angela Madesani, curatrice della mostra, nel testo del catalogo: "Boldini guarda le donne, le ammira, se ne innamora; Di Prospero ha guardato a se stessa, si è osservata, studiata e quindi si è trasformata magari indossando un lungo abito rosso senza tempo, si è messa in una posa che in altre circostanze non avrebbe assunto. Pare di potere ritrovare anche qui le stesse atmosfere malickiane di Beyond the visible, quella sospensione di spazio e di tempo, che introduce chi guarda in un’atmosfera altra, rispetto alla realtà, in cui a dominare è un silenzio eloquente. Il dialogo che qui si viene a creare è dato dalla scelta delle pose, dalle atmosfere ricreate. Le sue donne non sono così sensuali, femminili, mature e fiere, talvolta beffarde, anzi, il volto è volutamente celato . Un particolare viraggio enfatizza i toni caldi. Il fumo, che troviamo in tutte le immagini di Divine, corrisponde al movimento, alle pennellate elettriche di Boldini. Vi è un aspetto intimo, introspettivo, di indefinizione spazio-temporale".
La mostra resterà aperta fino al 10 maggio 2019.
MLB Maria Livia Brunelli Gallery, "Anna di Prospero. DIVINE. Omaggio a Giovanni Boldini". Corso Ercole d'Este 3, Ferrara. Dal 15 febbraio 2019 al 10 maggio 2019. Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19 su appuntamento e il sabato dalle 15 alle 19 con visite guidate gratuite.
Quattro artisti che aprono gli occhi allo stupore, che imparano la meraviglia, che abbracciano il gioco. Superate le convenzioni imposte dal reale finalmente poesia, gioco e umorismo riprendono vigore e diventano il mezzo migliore per affrontare la quotidianità. Non più roba da bambini, ma roba che dai bambini ci viene in soccorso. Lo aveva ben inteso il grande Bruno Munari il cui spirito è ben presente in questa mostra: la meraviglia è un insieme di emozioni, suggestioni e ragionamenti in un intrico non dipanabile e che quindi va semplicemente abbracciato.
Barbara Capponi ci propone piccoli diorami, spazi che contengono grandi mondi, con poche cose e poche parole ci regala tanto significato. Sono come piccole macchine che generano stupore. Le cose piccole ci dimostrano che alla fantasia non serve tanto spazio, sono un modo di ricordarci quanto l’uomo in realtà sia microscopico e irrilevante nel cosmo, malgrado le dimensioni del proprio ego. La poesia, il gioco e l’umorismo cancellano l’ego.
Marcello Carrà per capire meglio la complessa realtà si affida ad una bambina capace di essere totalmente convincente e in grado di aprire gli occhi e la mente dei “grandi”, svegliandoli da un torpore generato in virtù delle tante opinioni acquisite nel corso degli anni, spesso infarcite di inesattezze e maldicenze storiche.
Stefano Scheda affida ad un infante la critica di una sua opera intensa e politica nata dal drammatico sisma che sette anni fa colpì l’Emilia. Quello che era opera codificata è diventato set estemporaneo per il bambino, esploratore inatteso, che la rimette in gioco decontestualizzandola ulteriormente, pur rimanendo sospeso tra spinta epistemofilica e attaccamento al familiare. Il bambino nell’incanto sovverte con facilità lo sguardo sclerotizzato, razionale, consapevole e condizionato dell’adulto.
Roberta Pedrazzani finalmente ci porge la magia, l’oggetto incantato che ci dona il potere. Idee ed emozioni che diventano materia, colori intensi, colori trasparenti, opachi o sfumati. Anelli, simboli, frutti di fantasie, di umori e di amori. Biancaneve scandalosamente bella, Cappuccetto rosso, lupi e nonnette da portare al dito in giro per il mondo.
Perchè ci piace tanto giocare su morbidi materassi anche oltre la mezzanotte.
E non sono bugie.
P.S. Il Calameonte è più creativo del camaleonte e molto più colorato.
Studio Legale Evolve - strada maggiore, 10 - 40125 Bologna
Inaugurazione: mercoledì 30 gennaio dalle ore 18:30
giovedì e venerdì dalle 17.30 alle 18.30
Apertura straordinaria: sabato 2 febbraio dalle ore 18:00 in occasione della Art City White Night
Silvia Bigi nasce a Ravenna nel 1985. Si laurea al DAMS di Bologna, consegue un Master presso il Centro Sperimentale di Fotografia Adams di Roma, e prosegue con un corso all'International Center of Photography di New York. La memoria di eventi traumatici, l'identità di genere e l'impatto che le strutture famigliari e le tradizioni culturali hanno sull'individuo sono alcuni dei temi interrogati nelle sue opere. Il suo lavoro è stato esposto in mostre collettive e personali, in Italia e all'estero. Nel 2017 è selezionata per una residenza d'artista presso Bòlit, Centro di Arte Contemporanea della Catalunya e per la Chambre Blanche, Quèbec. Nel 2018 è finalista dei premi Combat e Francesco Fabbri, vincitrice del Premio Nocivelli ed è tra le dieci artiste selezionate per il Festival Internazionale Organ Vida. Il suo lavoro è stato incluso nella mostra Engaged, Active, Aware vincitrice del Lucie Award nella categoria 'Best Exhibition', ed è selezionato da Diane Dufour e Mike Trow per Der Greif e World Photography Organisation.
Invenzione, dal latino “inventus/invenire”, significa in origine “ciò che si trova, che si scopre”. Etimologicamente la dimensione creativa del termine rinvia non tanto a una invenzione come la si intende oggi, quanto ad una scoperta: tutto esiste già, basta solo ritrovarlo.
I lavori di Pozzato si sviluppano inventando/ritrovando un passato remoto, partendo dal mondo antico, in equilibrio tra archeologia e storia. Quest’attitudine retrospettiva interagisce poi con il presente, attraverso l’utilizzo di oggetti di uso quotidiano e dei più vari materiali metallici.
La ricostruzione, come atto pratico e storico, deriva quindi dal desiderio di ricollocare oggetti e concetti, già esistenti, in una sfera più contemporanea.
Education
2018-current - BA, History of the Mediterranean World from Antiquity to the Middle Ages,
Università Ca’ Foscari, Venice, IT
2016-18 - MA, Visual Arts, IUAV, Venice, IT
2012-15 - BA, Theatre and Visual Arts, IUAV, Venice, IT
Selected Exhibitions
2019
- “Disegno Politico Italiano”, curated by Aurora Fonda, A Plus A Gallery, Venice, IT
2018
- “Premio Francesco Fabbri per le Arti Contemporanee, curated by Carlo Sala,
Fondazione Francesco Fabbri, Treviso, IT
- “Coming Soon”, curated by Mira Asriningtyas, Nora Heidorn and Kari Rittenbach,
Fondazione Sandretto Re Rebaugengo, Turin, IT
- “La Passione e la Visione”, curated by Stefano Coletto, Fondazione Bevilacqua La
Masa, Venice, IT
- “777 in fondo a destra”, curated by School for Curatorial Studies Venice, Via Garibaldi,
Venice, IT
2017
- “101ma Collettiva Giovani Artisti”, curated by Stefano Coletto, Fondazione Bevilacqua
La Masa, Venice, IT
- “Mutatis Mutandis”, curated by DUO, Palazzo Michiel dalle Colonne, Venice, IT
2016
- “100ma Collettiva Giovani Artisti”, curated by Stefano Coletto, Fondazione Bevilacqua
La Masa, Venice, IT
- “Lost in Venice, disguidi veneziani”, curated by Angela Vettese and Marco Bertozzi,
Fondazione Bevilacqua La Masa, Venice, IT
- “Behind the curtain”, curated by Christodoulos Panayiotou and Michelangelo Miccolis,
IUAV, Venice, IT
2015
- “(S)guardo”, curated by Liliana Moro, IUAV, Venice, IT
Workshops
2018
- Workshop “Q-Rated Lecce”, visiting professor Zach Blas, Rana Hamadeh and Robert
Leckie, La Quadriennale di Roma, Lecce, IT
- Workshop “Absorption and Theatricality”, visiting professor Michael Fried, IUAV, Venice,
IT
2017
- Visual Arts workshop, visiting professor Angela Vettese, IUAV, Venice, IT
- Workshop “Fare Spazio”, visiting professor Gianni Filindeu and Renato Bocchi, Galleria
Nazionale di Arte Moderna, Rome, IT
- Workshop “Strange Design”, visiting professor Emanuele Quinz, IUAV, Venice, IT
2016
- Visual Arts workshop, visiting professor Alberto Garutti, IUAV, Venice, IT
- Performing and Visual Arts workshop, visiting professor Christodoulos Panayiotou and
Michelangelo Miccolis, IUAV, Venice, IT
2015
- Interactive Arts workshop, visiting professor Klaus Obermaier, IUAV, Venice, IT
2014
- Visual Arts workshop, visiting professor Liliana Moro, IUAV, Venice, IT
- Painting workshop, visiting professor Adrian Paci, Alessandro Laita and Chiaralice Rizzi,
IUAV, Venice, IT
2013
- Photography workshop, visiting professor Guido Guidi, IUAV, Venice, IT
- Visual Arts workshop, visiting professor Mario Airò and Martino Genchi, IUAV, Venice, IT
Residencies
2018
- Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, IT
Awards
2016
- Prize “100ma Collettiva Giovani Artisti”, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venice, IT
Ho interesse nella Fotografia e la utilizzo.
Ho interesse nel produrre libri fotografici.
Le immagini sono il mio mezzo per esprimere la ricerca dei miei progetti, e non solo. Concentro i mieisforzi e le mie riflessioni sulla fotografia di paesaggio, ma per me il territorio non ha dei limiti così definiti.
Nella mia visione il paesaggio è contenuto in una serie di differenti, ed alle volte apparentemente lontane,situazioni.
Come definire uno spazio? Come definire un area?
La fotografia classica di paesaggio, soprattutto in Italia, possiede un grande e fondamentale valore già consolidato in modo molto preciso, ma oggi, rispetto a chi ci ha preceduto, è necessario trovare una nuova forma nel suo utilizzo, al fine di portare avanguardia e sperimentazione e comprendere trasversalmente un sistema.
Gli studi di architettura, che ho intrapreso, mi hanno portato a concentrami in privilegiando la spazialità ed il paesaggio, ma con lo scorrere del tempo ho maturato interesse nell’agire non solamente in questi due campi per analizzare un’area territoriale. All'interno di corpi, animali, specie vegetali, eredità storiche e potrei andare oltre, ci sono meccanismi concepibili adatti alla comprensione del paesaggio di un luogo.
Ora è prevedibile dire che architetture, paesaggi e così via sono per me motivo di un fascino importante, ma devo precisare che non sono da considerarsi come contenuti assoluti, anzi.
Attravero l’intersezione di una moltitudine di livelli, da quello religioso a quello faunistico, dal culinario all’architettonico, dal vegetale al letterale, passando attraverso il sociale e cosi via, si può ottenere un comprensione completa di ciò che noi ancora chiamiamo territorio, in tutte le sue forme. Non sempre, tuttavia, questi diversi campi di discussione possono coesistere insieme. Ogni caso è specifico e ogni situazione deve essere studiata con un approccio calibrato per capire cosa è rilevante e cosa no, in modo tale da avere una narrazione visiva che prende vita lungo un fil rouge.
Spero che le righe precedenti possano fornire, dopo aver visto nei miei lavori, una possibile idea della comprensione del paesaggio che sperimento.
'associazione no profit MLB (che ha come mission la diffusione dell'arte contemporanea in modo etico e consapevole, con un occhio privilegiato per le giovani generazioni), attiva tra Ferrara, Bologna, Venezia e la Sardegna, esporrà nei giorni di ArteFiera 2019 (31 gennaio - 3 febbraio 2019) in una spettacolare torre nel centro di Bologna, dove ognuno dei sette artisti invitati artista avrà a disposizione un piano di un particolarissimo grattacielo medievale trasformato in un rifugio romantico, la Torre Prendiparte. E’ una delle venti torri che rimangono dal periodo di massimo splendore della città, la seconda più alta di Bologna.
Uno spazio di grande suggestione che ha 900 anni, originariamente costruito come rifugio per la potente famiglia Prendiparte, poi seminario e nel Settecento prigione religiosa. Le opere degli artisti saranno allestite ad hoc armonizzandosi con gli spazi della torre, compreso l’accogliente salotto arredato in stile classico, la camera da letto soppalcata, la cucina, l'ex carcere in cui è ancora possibile vedere i graffiti lasciati dai prigionieri sugli antichi muri. Il titolo dell'esposizione è "de-sidera", dal latino "sete di le stelle": "desiderantes" sono tutti coloro che soffrono una mancanza o una nostalgia, quindi "siamo tutti noi per il buio che avvolge il nostro destino". Il titolo è ispirato a un trattato sull'astronomia scritto da un Giacomo Leopardi sedicenne, uno scrittore molto amato dalla curatrice Maria Livia Brunelli, che ha ideato il progetto grazie alla preziosa collaborazione di Carlo Sala e Sabrina Losenno.
Gli artisti hanno interpretato liberamente il tema con riferimenti alla spiritualità, all'ermetismo e all'esoterismo. I primi piani saranno dedicati alla fotografia d'arte con opere inedite e intimistiche di Anna Di Prospero, Silvia Camporesi e Jacopo Valentini, poi salendo si incontreranno i lavori concettuali di Maurizio Camerani, le installazioni dei giovanissimi Francesco Pozzato e Fabio Ranzolin, per arrivare infine a un'urna sospesa a un filo che sarà possibile contemplare per una meditazione solitaria: un'opera intensamente metafisica di Ketty Tagliatti.
L'evento è nato da una sinergia virtuosa tra il proprietario della torre, Matteo Giovanardi, e la MLB, associazione non profit con sede a Ferrara e Porto Cervo, da oltre dieci anni attiva a livello nazionale e internazionale per la promozione dei giovani artisti.
L’ingresso sarà riservato e a numero chiuso, con visite guidate gratuite ai sette piani espositivi della torre da venerdì 1 febbraio a domenica 3 febbraio dalle 10 alle 18 solo su prenotazione (per informazioni +39 3467953757; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.), e verranno organizzati ogni sera aperitivi a tema ispirati alle opere esposte a cura di Silvia Brunelli (a invito), con possibilità di salire anche sulla terrazza panoramica che offre una vista mozzafiato sullo skyline storico di Bologna.